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Turchia: İmamoğlu dal carcere, l'Europa non ha alzato la voce

Persone gridano slogan durante una protesta indetta da studenti universitari a Istanbul, 27 marzo 2025
Persone gridano slogan durante una protesta indetta da studenti universitari a Istanbul, 27 marzo 2025 Diritti d'autore  AP Photo
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Di Gavin Blackburn Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'ex sindaco di Istanbul arrestato la settimana scorsa ha scritto al New York Times dal carcere di Silivri. "Erdoğan mi ha fatto arrestare, l'autoritarismo in Turchia è in una nuova fase". Proseguono le proteste nel Paese, fermati anche l'avvocato di İmamoğlu e dei giornalisti

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Il silenzio dei governi del mondo "è assordante" e i leader europei "non hanno offerto una risposta forte": è l'accusa di Ekrem İmamoğlu, in un lettera scritta dal carcere di Silivri e pubblicata venerdì dal New York Times.

Nella lettera l'ormai ex sindaco di Istanbul ha racconta il suo arresto "come un terrorista" lo scorso 19 marzo, addossando ogni responsabilità al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.

"Rendendosi conto di non potermi sconfiggere alle urne", scrive İmamoğlu, "il presidente ha fatto ricorso ad altri mezzi: fare arrestare il suo principale avversario politico con l'accusa di corruzione, concussione, guida di una rete criminale e aiuto al fuorilegge Partito dei Lavoratori del Kurdistan, anche se le accuse mancano di prove credibili".

L'arresto del politico, rinviato a giudizio per corruzione mentre le accuse di terrorismo sono state sospese, ha scatenato un'ondata di proteste che non è ancora terminata.

"La società civile non ha vacillato. Ma i governi centrali di tutto il mondo? Il loro silenzio è assordante", accusa İmamoğlu, "Washington si è limitata a esprimere 'preoccupazione per i recenti arresti e proteste in Turchia'. Con poche eccezioni, i leader europei non hanno dato una risposta forte".

Una protesta a Istanbul dopo l'arresto del sindaco Ekrem İmamoğlu
Una protesta a Istanbul dopo l'arresto del sindaco Ekrem İmamoğlu AP Photo

Arrestato anche l'avvocato İmamoğlu e altri 3 reporter

In un'altra comunicazione sul profilo X di İmamoğlu è comparsa la notizia dell'arresto del suo avvocato con accuse di riciclaggio.

"Questa volta è il mio avvocato Mehmet Pehlivan a essere stato arrestato con accuse inventate", si legge, "come se questo colpo di stato contro la democrazia non fosse bastato, non possono nemmeno sopportare che le loro vittime si difendano", ha scritto l'ex sindaco di Istanbul.

Il legale è stato scarcerato ma è in attesa di sviluppi della vicenda giudiziaria.

Venerdì a una delegazione di eurodeputati è stato impedita una visita a İmamoğlu. La delegazione, di cui facevano la vicepresidente del Parlamento europeo Katarina Barley, l'europarlamentare Dario Nardella e il presidente del Partito Socialista Europeo, Stefan Lofven, si è dovuta limitare a una sosta simbolica fuori dal carcere.

Non si sono fermati neanche i fermi dei giornalisti. Il reporter svedese Joakim Medin è stato fermato dopo essere atterrato in Turchia per seguire le proteste anti-governative.

"Prendiamo sempre sul serio la privazione della libertà dei giornalisti", ha scritto su X la ministra degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, "il consolato generale a Istanbul è in contatto con le autorità locali".

Arrestate venerdì a Istanbul anche due giornaliste turche, che avevano coperto le proteste che sono ormai le più ampie da quelle del 213 a Gezi Park.

Si tratta di Elif Bayburt, che lavora per l'agenzia di stampa Etkin, e Nisa Suda Demirel, del sito web di notizie Evrensel. Entrambe sono finite in manette a seguito di operazioni delle forze dell'ordine che hanno preso di mira anche attivisti politici e sindacalisti.

"La nostra giornalista, Nisa Sude Demirel, è stata arrestata dalla polizia presso la sua abitazione, intorno alle 6 di questa mattina", ha dichiarato Evrensel in un comunicato. "Demirel, che stava seguendo le proteste e i boicottaggi nelle università, è stata portata nell'ufficio della sezione antiterrorismo della polizia di Istanbul".

L'organizzazione non governativa internazionale per la libertà di stampa Reporter senza frontiere (Rsf) ha condannato gli arresti.

"Non c'è fine alle detenzioni di giornalisti", ha dichiarato il suo rappresentante di Rsf in Turchia, Erol Onderoğlu. Allo stesso modo, il sindacato dei giornalisti turchi ha chiesto che ai media sia consentito di svolgere il proprio lavoro e ha chiesto di "porre fine a queste detenzioni illegali".

Una donna arrestata durante una manifestazione in Turchia
Una donna arrestata durante una manifestazione in Turchia AP Photo

All'inizio della settimana altri undici giornalisti sono stati incarcerati e poi liberati in attesa di giudizio per "avere preso parte a raduni e marce illegali".

Giovedì l'autorità turca per le trasmissioni radiotelevisive ha imposto un divieto di trasmissione di dieci giorni a Sozcu TV, oltre a multe e sospensioni di programmi per altri canali dell'opposizione.

È stato espulso anche un giornalista dell'emittente pubblica britannica, la Bbc.

L'arresto di İmamoğlu ha scatenato il finimondo in Turchia

Le manifestazioni sono esplose la settimana scorsa in seguito all'arresto del sindaco di Istanbul, membro del Partito Popolare Repubblicano (Chp), considerato un rivale temibile del presidente Erdoğan alle prossime presidenziali del 2028.

Le proteste a Istanbul organizzate dal Chp si sono concluse, ma in altre città sono continuate proteste ampiamente pacifiche. La polizia ha risposto con una dura repressione, utilizzando anche gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di plastica per disperdere i manifestanti.

Le proteste sono state vietate a Istanbul, Ankara e Smirne. I tribunali di tutta la Turchia stanno affrontando un'impennata di denunce a seguito delle proteste. Il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha dichiarato che dal 19 marzo sono state arrestate quasi 1.900 persone.

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