Durante il dominio coloniale, la Danimarca ha attuato politiche di assimilazione, vietando ufficiosamente la lingua inuit, effettuando sterilizzazioni forzate e allontanando i bambini dalle loro famiglie per inserirli in case danesi. Attesa una visita di alto profilo dagli Usa
Aviaja Rakel Sanimuinaq è una groenlandese inuit, una sciamana e una guaritrice spirituale. Porta tatuaggi facciali tradizionali e aiuta gli altri a riconnettersi con i loro antenati per guarire i traumi generazionali.
"Crescendo, è stato naturale per me parlare della connessione con gli spiriti", ricorda Sanimuinaq, "ma mia madre mi diceva di non parlarne mai perché era pericoloso. Non ho mai capito perché, perché non avevo sperimentato la soppressione dei miei antenati".
Oggi fa parte di un movimento di groenlandesi che rivendica l'eredità e spiritualità inuit, mentre la richiesta di indipendenza si fa più forte nell'isola dopo le elezioni politiche dell'11 marzo.
Spiegando il significato dei suoi tatuaggi, Sanimuinaq spiega che "ci sono due linee alla volta, che significano il nostro mondo e il mondo degli spiriti. E la distanza tra queste due linee è ciò che non conosciamo".
Chi sono gli abitanti della Groenlandia e di quale religione
Circa il 90 per cento dei groenlandesi si identifica come Inuit e la maggior parte appartiene alla Chiesa luterana, una fede introdotta dai missionari danesi più di 300 anni fa.
"La sacralità del cristianesimo è ancora tale ai miei occhi, ma lo è anche il buddismo. Lo è anche l'induismo e lo è anche il mio lavoro. E questo è il mio punto di vista: il sorgere della nostra cultura e di noi come popolo è anche ottenere l'uguaglianza all'interno della nostra cultura, riconoscere che la nostra cultura è legittima", dice Sanimuinaq.
Negli ultimi anni si è assistito a un crescente rifiuto dell'eredità coloniale lasciata dai missionari europei, che hanno soppresso le tradizioni inuit etichettandole come pagane.
L'offensiva degli Stati Uniti ha acceso i riflettori sull'isola danese
La Groenlandia è stata una colonia danese fino al 1953. Nel 1979 l'isola ha ottenuto l'autonomia con la Danimarca controlla ancora gli affari esteri e di difesa.
La recente dichiarazione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sulla volontà di acquisire l'isola o controllarla persino con l'uso della forza, in quanto importante per la "sicurezza americana", ha messo la Groenlandia la centro della geopolitica internazionale.
Usha Vance, moglie del vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz dovrebbero visitare la Groenlandia la prossima settimana in vista delle elezioni amministrative.
Secondo i media locali, il loro itinerario prevede una visita alla capitale Nuuk, la partecipazione a una gara di slitte trainate da cani a Sisimiut, la seconda città più grande della Groenlandia, e una possibile sosta all'unica base aerea statunitense dell'isola, nel nord.
Ma mentre l'isola e le sue risorse minerarie rimangono sotto i riflettori, questa maggiore attenzione sta anche alimentando la spinta per l'indipendenza, con un numero crescente di groenlandesi che si sentono autorizzati a parlare apertamente delle ingiustizie del dominio coloniale.
Tra questi c'è la cantautrice inuit Naja Parnuuna, che ha abbracciato la sua eredità indigena precristiana.
"Mi sentivo come se fosse più fico essere danese. O più figo essere in grado di parlare danese, mentre era imbarazzante praticare le nostre tradizioni", dice Parnuuna.
Attraverso la sua musica, la cantante si è ricollegata alle sue radici e incoraggia gli altri a fare lo stesso.
"Ho iniziato a capire quanto sia importante accettare le radici di qualcuno o le proprie radici. Ecco perché penso che sia davvero importante riportarle in auge, in modo che la nostra gente possa, e noi possiamo, imparare ad amare di nuovo noi stessi", continua Parnuuna.
Per Sanimuinaq, la sciamana, questo revival culturale è un atto di rivendicazione dell'identità inuit.
"Gli Inuit non sono stati ascoltati. Siamo stati isolati per centinaia di anni", dice, "dobbiamo liberarci e prendere la parola. Prendere il comando per noi stessi. È per questo che provo speranza".