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Perché Azerbaigian e Francia sono ormai ai ferri corti

Il presidente azero Aliyev
Il presidente azero Aliyev Diritti d'autore  Rafiq Maqbool/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Rafiq Maqbool/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Di Amandine Hess
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Come ritorsione per il sostegno di Parigi all'Armenia, Baku ha criticato fortemente la Francia per la gestione dei suoi territori d'oltremare. La tensione diplomatica tra i due Paesi è così cresciuta esponenzialmente

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La Cop29 di Baku, la ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, è iniziata con un incidente diplomatico. Il presidente del Paese che ospita il vertice, Ilham Aliyev, ha suscitato infatti l'indignazione di Parigi denunciando in un discorso i "crimini commessi del regime del presidente Macron" nei territori d'oltremare. "La lezione sui crimini della Francia in questi cosiddetti territori d'oltremare non sarebbe completa se non menzionassimo le recenti violazioni dei diritti umani da parte del regime", ha dichiarato il leader azero, facendo riferimento agli scontri avvenuto in Nuova Caledonia.

Il sostegno francese all'Armenia

Ma secondo gli esperti intervistati da Euronews, questa escalation di tensione tra Parigi e Baku è dovuta in particolare al sostegno concesso dalla Francia all'Armenia, nell'ambito della disputa sulla regione del Nagorno-Karabakh. "Si tratta di contrasti in gran parte politici. Si tratta di un tentativo dell'Azerbaigian di vendicarsi contro la Francia per il suo significativo sostegno all'Armenia", ha dichiarato a Euronews Teona Lavrelashvili.

La specialista di affari europei sottolinea come la Francia abbia sostenuto l'Armenia "diplomaticamente, finanziariamente e anche militarmente", in particolare durante il conflitto per il Nagorno-Karabakh, l'enclave situata in Azerbaigian ma abitata quasi esclusivamente da armeni, contesa tra Baku ed Erevan da decenni.

L'ingerenza dell'Azerbaigian

Da parte sua, Parigi accusa Baku di ingerenze, in particolare in Nuova Caledonia, dove a maggio i disordini hanno causato tredici morti per via di progetto di legge che modifica il corpo elettorale e ha scatenato una tempesta di fuoco nell'arcipelago francese del Pacifico. Come se non bastasse, l'Azerbaigian è sospettato di sfruttare i movimenti indipendentisti per destabilizzare la Francia.

"C'è un'ingerenza politica: il cosiddetto gruppo d'iniziativa di Baku, che è stato creato nel luglio del 2023 e continua a prosperare: si tratta di un gruppo di pressione e di lobbying a livello internazionale, che aiuta a condividere, a trasmettere e a fare da cassa di risonanza alle aspirazioni indipendentiste di alcuni gruppi pro-indipendenza", spiega a Euronews Bastien Vandendyck, docente di geopolitica del Pacifico presso l'università cattolica di Lille e capo dello staff di Sonia Backès, presidente della provincia meridionale della Nuova Caledonia.

Ad aprile, un accordo tra il Congresso della Nuova Caledonia e il Parlamento dell'Azerbaigian, firmato da un rappresentante eletto a favore dell'indipendenza, ha suscitato indignazione prima di essere considerato nullo. Anche un viaggio in Azerbaigian di rappresentanti eletti a favore dell'indipendenza ha suscitato polemiche: "Baku si sta certamente posizionando come sostenitore sulla scena mondiale degli Stati insulari e di altre piccole nazioni che hanno movimenti di liberazione contro le potenze europee. E lo stanno vendendo come parte di un movimento contro l'interferenza nella politica di altri Paesi", spiega Jody Laporte, docente di Relazioni internazionali al Lincoln College Oxford.

Secondo l'esperta, questa strategia può essere ricondotta al coinvolgimento dell'Azerbaigian nel movimento dei non allineati, fondato durante la Guerra Fredda per difendere gli interessi dei Paesi in via di sviluppo. "Purtroppo, questi combattenti per l'indipendenza non sono altro che marionette di una strategia politica volta a delegittimare gli avversari dell'Azerbaigian", afferma Vandendyck.

Campagne di disinformazione

Secondo una nota di Viginum, il servizio di vigilanza e protezione contro le interferenze digitali straniere, l'Azerbaigian ha anche condotto campagne di disinformazione sui social network rivolte alla Francia. E in Nuova Caledonia, le ingerenze dell'Azerbaigian hanno aggravato la crisi, prosegue Vandendyck: "Se l'Azerbaigian avesse davvero a cuore il diritto dei popoli all'autodeterminazione, lo applicherebbe a se stesso prima di cercare di applicarlo agli altri. La realtà è che oggi in Azerbaigian esiste un territorio chiamato Nagorno-Karabakh, che è vittima di una pulizia etnica deliberatamente attuata dal regime di Aliyev".

A suo avviso, la Nuova Caledonia è stata un laboratorio per l'Azerbaigian, che ora sta riorientando le sue azioni verso le Antille francesi, la Guyana e la Polinesia francese. L'allentamento delle tensioni appare insomma ancora lontano, nonostante le relazioni commerciali e i contratti per il gas tra Baku e l'Unione Europea.

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