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Abuso di contratti a tempo a scuola: Italia deferita alla Corte Ue

Corte Ue di Giustizia, Lussemburgo
Corte Ue di Giustizia, Lussemburgo Diritti d'autore  Hassan Ammar/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
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Di Euronews
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La Commissione europea ha deferito Roma alla Corte Ue di Giustizia per utilizzo abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie

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La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per non aver posto fine all'uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie in ambito scolastico. Secondo la Commissione, l'Italia non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione delle condizioni di lavoro e l'uso abusivo di contratti a tempo determinato successivi.

La Commissione ritiene che la legislazione italiana che stabilisce lo stipendio degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche non preveda una progressione salariale basata sui precedenti periodi di servizio. "Ciò costituisce una discriminazione rispetto agli insegnanti assunti a tempo indeterminato, che hanno diritto a tale progressione salariale. Inoltre, contrariamente al diritto dell'Ue,- si legge nella nota diffusa dalla Commissione - l'Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l'uso abusivo di contratti di lavoro a tempo determinato successivi del personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole pubbliche. Ciò viola il diritto dell'Ue in materia di lavoro a tempo determinato."

Cosa ha fatto l'Italia in risposta alle richieste della Commissione

La Commissione ha avviato la procedura d'infrazione inviando una lettera di costituzione in mora alle autorità italiane nel luglio 2019, seguita da un'ulteriore lettera di costituzione in mora nel dicembre 2020 e da un parere motivato nell'aprile 2023. La decisione odierna di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea dà seguito alle doglianze esposte nel parere motivato in merito alle quali l'Italia non ha risposto in modo sufficiente alle preoccupazioni della Commissione, fatta salva un'ulteriore valutazione e un'eventuale azione futura in relazione alle doglianze sulla mancanza di misure efficaci per sanzionare e compensare l'abuso di contratti a tempo determinato e sulla discriminazione dei lavoratori a tempo determinato in altri settori del settore pubblico.

L'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato concluso dalla CES, dall'UNICE e dal CEEP, allegato alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio, stabilisce il principio di non discriminazione rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato, a meno che non sia giustificato da ragioni oggettive.

Si applica alle “condizioni di impiego”, tra cui la retribuzione e l'indennità di anzianità di servizio o le opportunità di promozione. Inoltre, stabilisce che le qualifiche di anzianità di servizio relative a particolari condizioni di lavoro devono essere le stesse per i lavoratori a tempo determinato e per i lavoratori a tempo indeterminato, a meno che non siano giustificate da ragioni oggettive qualifiche di anzianità di servizio diverse. Inoltre, l'Accordo quadro impone agli Stati membri di prevenire l'abuso di contratti a tempo determinato successivi.

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