Nel suo rapporto annuale, l'Ong Human Rights Watch segnala un "divario preoccupante" tra le promesse e le azioni dell'Unione europea in materia di diritti umani
La relazione elenca le politiche migratorie "repressive", la discriminazione delle comunità emarginate e il regresso democratico di alcuni Stati membri come alcune delle carenze dell'Unione in materia di diritti umani nel 2023.
Anche i "due pesi e due misure" dell'Ue in politica estera vengono criticati, visto che l'Unione sostiene la responsabilità per i crimini di guerra in Ucraina, ma non a Gaza. Tali contraddizioni danneggerebbero la sua posizione come attore globale.
"Due pesi e due misure"
Il rispetto dei diritti umani è uno dei valori fondanti dell'Ue, ma il rapporto denuncia l'attuale esecutivo comunitario per aver dato priorità ai legami commerciali, economici e politici a scapito dei diritti umani e per non aver esercitato sufficienti pressioni diplomatiche sugli Stati del Golfo Persico, della Cina e dell'India per affrontare gli abusi.
"Il resto del mondo vede questa discrepanza e questo fa sì che l'Unione non sia percepita come un attore internazionale rilevante", afferma il **direttore di Human Rights Watch per l'Ue, Phillippe Dam,**attribuendo alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen la responsabilità dei risultati insufficienti dell'Unione.
"Pesa il suo contributo all'accordo Ue-Tunisia, che ignora davvero i diritti umani, ma anche in altri impegni internazionali, dagli Emirati Arabi Uniti, alle Filippine, al conflitto a Gaza".
Il rapporto elenca evidenti carenze nella politica estera dell'Unione, come i tentativi falliti di mediare la disputa di lunga data tra Armenia e Azerbaigian sulla regione del Nagorno-Karabakh., dove l'acquisizione militare della regione da parte di Baku a settembre, ha portato allo sfollamento forzato della popolazione di etnia armena.
Anche il Sudan, dove lo scorso aprile è scoppiata una sanguinosa guerra civile, è stato trascurato dall'Ue nel 2023, si legge nel rapporto. L'osservatorio con sede a New York ha anche criticato costantemente l'inazione europea sulle ostilità in Israele e a Gaza, che avrebbe messo in luce "pregiudizi e divisioni" tra i Paesi dell'Unione
"L'Ue ha giustamente condannato con forza gli atroci attacchi e le uccisioni di centinaia di civili in Israele da parte di Hamas e di altri gruppi armati nel mese di ottobre. Ma dopo tre mesi di spargimento di sangue a Gaza, è davvero scioccante per noi non sentire l'Unione Europea chiedere che l'inchiesta della Corte penale internazionale si occupi delle responsabilità", dice Phillippe Dam.
Politica migratoria sotto accusa
Human Rights Watch afferma inoltre che le politiche migratorie dell'Unione hanno contribuito a "morte, torture e abusi" nel 2023, anno in cui oltre 3mila persone sono morte in mare nel tentativo di raggiungere l'Europa.
Il controverso accordo con la Tunisia per limitare i flussi migratori è stato bollato come un "approccio fallimentare". L'intesa è stata firmata lo scorso luglio, nonostante le prove ampiamente documentate dei trattamenti riservati dalle autorità del Paese nordafricano ai migranti subsahariani, tra cui respingimenti illegali, odio razziale e violazioni dei diritti umani.
Dam inoltre teme che la retorica divisiva dei partiti politici tradizionali sulla migrazione possa alimentare la polarizzazione in vista delle prossime elezioni europee.
"I partiti politici tradizionali non hanno il coraggio di dire ai loro elettori che ci sono modi per avere politiche migratorie che rispettano i diritti umani dei migranti (...) per riconquistare il controllo e le frontiere, proteggendo allo stesso tempo i diritti di asilo e garantendo la responsabilità quando i diritti dei migranti sono sotto attacco".