L'Ue pensa a come evitare di ritrovarsi Orbán presidente del Consiglio europeo

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán (a sinistra) e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel (a destra)
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán (a sinistra) e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel (a destra) Diritti d'autore Dario Pignatelli/
Diritti d'autore Dario Pignatelli/
Di Mared Gwyn JonesSandor Zsiros, Vincenzo Genovese
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La candidatura di Charles Michel alle elezioni europee rischia di consegnare a luglio la presidenza del Consiglio europeo al primo ministro ungherese Viktor Orbán, a meno che i leader dell'Unione non trovino rapidamente un successore o cambino le regole

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Uno spettro si aggira per Bruxelles: quello del primo ministro ungherese Viktor Orbán, con cui esponenti politici e istituzioni dell'Unione europea hanno un rapporto decisamente conflittuale. Orbán potrebbe essere il prossimo presidente del Consiglio europeo, grazie alla decisione di Charles Michel, che attualmente ricopre la carica, di candidarsi alle  elezioni europee di giugno 2024.

Dato che Michel sarà il candidato capolista del partito liberale belga Movimento Riformatore, è molto probabile che venga eletto, ottenendo un seggio al Parlamento comunitario: in questo caso dovrebbe dimettersi immediatamente da presidente del Consiglio europeo. 

I 27 capi di Stato e di governo dell'Unione dovranno quindi nominare il suo successore con un voto a maggioranza qualificata, cioè con il parere favorevole di 15 Stati su 27, che rappresentino almeno il 65% della popolazione complessiva. Ma mentre la carica rimane "vacante", a occuparla temporaneamente è il capo di governo del Paese che detiene la presidenza di turno dell'Ue in quel momento: da luglio proprio l'Ungheria di Viktor Orbán.

Le elezioni europee di giugno comporteranno come a ogni tornata cambiamenti ai vertici delle istituzioni comunitarie, e i nomi dei presidenti sono di solito concordati fra Parlamento e Stati membri con trattative che possono richiedere mesi, a causa della necessità di garantire equilibrio politico, geografico e di genere tra le nomine.

"Michel sta perseguendo i propri interessi personali"
Alberto Alemanno
Professore di diritto dell'Ue all'École des hautes études commerciales de Paris

Una scelta criticata

Anche per questo in molti hanno criticato la scelta di Charles Michel di candidarsi. In un'intervista aEuronews, Alberto Alemanno, professore di diritto dell'Ue all'École des hautes études commerciales de Paris, affermato che la decisione rischia di innescare una "crisi istituzionale".

"Michel sta perseguendo i propri interessi personali. Certamente non è nell'interesse dell'Ue anticipare la fine del suo mandato, che sarebbe a novembre 2024. Poiché  terminerà bruscamente il suo mandato nel momento più critico, nel periodo in cui il Consiglio europeo ha più potere, è destinato a diventare un presidente con poca autorità. 

L'europarlamentare olandese Sophie in 't Veld, una liberale che appartiene alla stessa famiglia politica di Michel, ha criticato aspramente la candidatura su X: "Il capitano abbandona la nave nel bel mezzo della tempesta. Se questo è il tuo scarso impegno per il destino dell'Unione europea,  quanto sei credibile come candidato?".

Allarme Orbán?

Le dimissioni di Michel aprirebbero secondo Alemanno "una terra inesplorata per i leader europei". Ma soprattutto darebbero una concreta possibilità a Viktor Orbán di presiedere il Consiglio europeo fino alla nomina del nuovo presidente. Una situazione tra l'imbarazzante e il pericoloso per le istituzioni comunitarie, che già nel secondo semestre del 2024 dovranno fare i conti con la presidenza ungherese del Consiglio dell'Unione europea, a cui toccherà stabilire l'ordine del giorno e guidare i negoziati sui vari temi.

Consegnare al primo ministro ungherese le redini del Consiglio significa non solo assegnargli una posizione prestigiosa, ma anche aumentare la sua capacità di plasmare il calendario legislativo dell'Ue, grazie alla prerogativa di convocare le riunioni dei capi di Stato e di governo dell'Ue. Proprio quei vertici che Orbán di solito mantiene in stallo: nell'ultimo caso, a dicembre 2023, ha **bloccato**un pacchetto di aiuti finanziari all'Ucraina da 50 miliardi di euro. 

A Bruxelles preoccupa anche l'ormai abituale retorica anti-europea di Orbán: direcente, il suo governo ha preso personalmente di mira la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in una campagna pubblicitaria, e ha insinuato che l'Ue intende "creare ghetti di migranti in Ungheria".

In molti ritengono che questa attitudine sia incompatibile con i ruoli di guida dell'Unione, tanto che lo stesso Parlamento europeo ha approvato una risoluzione lo scorso giugno che mette in dubbio la credibilità del governo di Budapest nel ricoprire la presidenza di turno dell'Unione nel secondo semestre del 2024.

"Non sono così sicuro che i leader europei abbiano paura di Orbán", spiega tuttavia Alberto Alemanno. "Altrimenti avrebbero preso molte più misure per contrastare la sua posizione di sfida sui temi di politica estera, dello Stato di diritto e di una serie di questioni". Il ruolo del primo ministro ungherese non sarebbe così problematico secondo il professore, dato che si limiterebbe a presiedere le riunioni.

Hungary's Prime Minister Viktor Orban, left, talks with Netherlands' Prime Minister Mark Rutte.
Hungary's Prime Minister Viktor Orban, left, talks with Netherlands' Prime Minister Mark Rutte.Stephanie Lecocq, Pool via AP Photo

Soluzioni possibili

Trovare un successore immediatamente dopo le dimissioni di Michel, o designare un sostituto temporaneo modificando le regole attuali sono le uniche opzioni a disposizione dei leader europei per evitare che le redini dell'Unione finiscano nelle mani di un fervente euroscettico.

La prima ipotesi presuppone un intenso lavoro diplomatico nei prossimi mesi. I presidenti del Consiglio europeo sono solitamente ex capi di governo esperti nella gestione di negoziati complessi o governi di coalizione. Tra i nomi più probabili ci sono l'attuale primo ministro ad interim dei Paesi Bassi Mark Rutte, che lascerà la carica non appena sarà formato un nuovo governo nel Paese, l'ex premier lussemburghese Xavier Bettel, o il primo ministro portoghese Antonio Costa, anch'egli incaricato di sbrigare gli affari correnti nell'attesa che si formi un nuovo esecutivo. 

Una fonte del Consiglio europeo ha espresso rassicurazioni sul fatto che decisione del successore di Michel è "prevista per giugno 2024", e il nuovo presidente potrebbe essere operativo quindi già all'inizio dell'estate.

I trattati dell'Unione consentirebbero anche di modificare le regole nel caso in cui non sia possibile nominare un successore. Basterebbe un voto a maggioranza semplice, cioè con il sostegno di 14 Stati membri su 27, per nominare un presidente temporaneo e impedire così a Orbán di assumere la carica.

"Secondo me sarà un sostituto temporaneo, ad interim, che copra il periodo fino alla fine naturale del mandato di Michel, cioè da giugno a novembre. Poi sarà scelto un nuovo presidente del Consiglio europeo nell'ambito delle trattative sui ruoli apicali nelle istituzioni dell'Ue", dice il professor Alemanno.

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