L'Europa si chiude: già undici Paesi hanno reintrodotto controlli alle frontiere

L'attentatore di Bruxelles aveva fatto richiesta di asilo in vari Paesi dell'Ue
L'attentatore di Bruxelles aveva fatto richiesta di asilo in vari Paesi dell'Ue Diritti d'autore Sylvain Plazy/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Vincenzo Genovese
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Già undici Paesi dell'area Schengen hanno reintrodotto controlli alle frontiere, sospendendo le regole del trattato sul libero movimento. A Lussemburgo i ministri dell'Interno discutono delle minacce alla sicurezza

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La discussione è stata inevitabilmente segnata dai due recenti attacchi terroristici in Francia e Belgio

"L'uomo che ha commesso l'atto di terrorismo in Belgio era stato espulso dalla Svezia nel 2010 in base al regolamento di Dublino"
Gunnar Strömmer
Ministro della Giustizia della Svezia

Frontiere chiuse per dieci Paesi

In particolare l'uomo di origine tunisina che ha ucciso due cittadini svedesi a Bruxelles il 16 ottobre, Abdessalem Lassoued, sembra aver beneficiato delle scappatoie del sistema d'asilo europeo, visto che dopo il suo approdo in Italia è riuscito a spostarsi in altri Paesi e a presentare varie richieste d'asilo respinte, in Norvegia e Svezia.

Come ha confermato il ministro della Giustizia svedese Gunnar Strömmer, era un caso di "movimento secondario", cioè una persona arrivata in un Paese dell'Ue, l'Italia, che è riuscita a spostarsi irregolarmente in un altro.

"L'uomo che ha commesso l'atto di terrorismo in Belgio era stato espulso dalla Svezia nel 2010 in base al regolamento di Dublino. Da allora è riuscito a presentarsi in diversi Paesi dell'Unione. Anche questo sottolinea l'importanza del sistema di Dublino, del controllo delle frontiere, dell'efficienza del sistema di rimpatrio, della condivisione delle informazioni tra i nostri Paesi membri".

Proprio le preoccupazioni legate alla sicurezza, intrecciate con i flussi migratori, stanno spingendo gli Stati dell'Unione a chiudere le loro frontiere, sospendendo le regole del trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone.

Al momento dieci Paesi hanno ripristinato i controlli doganali: l'Italia, che per dieci giorni li effettuerà al confine con la Slovenia, si aggiunge a Danimarca, Austria, Germania, Svezia, Norvegia, Slovacchia, Polonia, Slovenia, Cechia e Francia.

Ancora fuori dall'area Schengen, restano invece Romania e Bulgaria, per l'opposizione di Austria e Paesi Bassi: Commissione e presidenza spagnola del Consiglio sperano di ottenere il via libera a dicembre

Rimpatri più veloci per aumentare la sicurezza

Tra i temi dell'incontro a Lussemburgo pure la necessità di combattere la radicalizzazione online: i ministri promettono maggiore cooperazione e scambio di informazioni tra gli Stati membri, chiedendo controlli efficaci alle frontiere esterne. 

La commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson insiste sul rimpatrio nel proprio Paese di origine dei richiedenti asilo la cui domanda viene respinta, che deve essere accelerato nel caso di persone che rappresentano una minaccia per la sicurezza, come già aveva detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

"Abbiamo fatto molto e quest'anno abbiamo registrato un aumento del 20% dei rimpatri, quindi oggi effettivamente rimpatriamo più persone", ha detto Johansson al suo arrivo a Lussemburgo. "Ma c'è ancora molto da fare. Per me è particolarmente importante che coloro che possono costituire una minaccia per la sicurezza dei nostri cittadini e dell'Ue vengano rimpatriati immediatamente con la forza".

Il riferimento della Commissione è in particolare a una direttiva sui rimpatri proposta nel 2018 ma su cui il Parlamento europeo non ha ancora raggiunto una posizione comune. Per questo la commissaria Johansson ha convocato una riunione di emergenza con la coordinatrice europea per i rimpatri Mari Juritsch il 20 ottobre.

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