Pronte nuove regole europee per gli affitti brevi

Un nuovo regolamento europeo è in rampa di lancio per i servizi di affitto a breve temine come Booking e Airbnb.
Trasparenza e condivisione
Riguarda raccolta e condivisione dei dati e dovrebbe da un lato ridurre la burocrazia e i costi per host e piattaforme, dall'altro fornire più trasparenza ai clienti e informazioni alle autorità nazionali.
La normativa obbligherà i proprietari degli appartamenti affittati a iscriversi a un registro pubblico e mostrare ai futuri clienti il proprio numero di adesione.
Le piattaforme, invece, saranno tenute a fornire alle amministrazioni locali il numero di notti e di ospiti che hanno usufruito dei propri servizi su base mensile.
Reazioni contrastanti
Airbnb ha accolto con favore la decisione, sottolineando tuttavia la necessità per l'Unione Europea di concentrarsi su normative locali definite sproporzionate, che giudizio dell'azienda minerebbero il mercato unico.
A causa delle diverse norme sugli affitti brevi degli Stati membri dell'Ue, infatti, non è possibile utilizzare un metodo standard di registrazione dei dati per le piattaforme online che operano in più Paesi.
Per questo il nuovo regolamento sembra un passo nella giusta direzione, ma secondo Kenneth Haar, Corporate Europe Observatory, associazione che monitora le attività di lobbying nell'Ue, il problema è un alltro.
La legislazione sugli affitti brevi dovrebbe anche frenare l'impatto negativo delle piattaforme sugli affitti e sulla disponibilità di abitazioni per chi vive nelle città europee, spiega a Euronews.
"Le città di tutta Europa dovrebbero avere accesso a strumenti efficaci per imporre restrizioni. Ormai da otto o nove anni molte città cercano di contenere un fenomeno che si sta diffondendo rapidamente, per mantenere un buon numero di appartamenti a disposizione della gente del posto.
Molto spesso la legislazione europea viene approvata in nome dell'innovazione e della competitività, mentre c'è poca preoccupazione su come essa possa influenzare altri aspetti della società".
Al momento, i 27 Paesi dell'Unione hanno concordato una posizione comune sul regolamento che sarà ora analizzato dal Parlamento europeo, prima di essere discusso ed eventualmente modificato, nei negoziati tra le istituzioni.