Dalla Danimarca l'allarme fuga delle aziende Ue per la legge Usa sull'inflazione

La Danimarca ospita alcuni dei maggiori produttori di turbine eoliche al mondo.
La Danimarca ospita alcuni dei maggiori produttori di turbine eoliche al mondo. Diritti d'autore Michael Dwyer/Copyright 2018 The AP. All rights reserved.
Di Jorge LiboreiroEuronews
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Le aziende europee potrebbero delocalizzare la propria produzione all'estero, in particolare in Nord America, attratte dalle agevolazioni dell'Inflation Reduction Act (Ira) del presidente Usa Biden. A lanciare l'allarme è il mondo industriale della Danimarca, Paese pioniere nell'energia rinnovabile.

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L'Inflation Reduction Act ha messo in allarme l'Europa: il Vecchio Continente teme che la legge promossa dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, scateni un esodo industriale oltre l'Oceano Atlantico, lasciando tra la polvere fabbriche e lavoratori europei.

Tra le sue disposizioni, l'Inflation Reduction Act (IRA) stanzia fino a 369 miliardi di dollari (oltre 341 miliardi di euro) in crediti d'imposta, sconti diretti e sussidi per aiutare le aziende a investire e produrre tecnologie verdi, tra cui turbine eoliche, pannelli solari, pompe di calore e veicoli elettrici.

Ma i generosi aiuti, che saranno erogati nei prossimi dieci anni, saranno disponibili solo se questi prodotti saranno prevalentemente lavorati e assemblati in Nord America, un requisito che l'Unione europea ha denunciato come ingiusto e discriminatorio.

"Vogliamo competere sulla qualità, questo è importante, non vogliamo competere sui sussidi", ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Dall'entrata in vigore dell'IRA, diverse aziende internazionali hanno annunciato nuovi piani di investimento negli Stati Uniti, tra cui la coreana Hanwha Qcellsa, che questo mese ha dichiarato di voler spendere 2,5 miliardi di dollari per produrre componenti per pannelli solari in Georgia.

Le imprese dell'Ue seguiranno l'esempio e si trasferiranno all'estero?

In Danimarca, leader mondiale nel settore dell'energia verde, la prospettiva è tangibile, ma non ancora inevitabile.

"Dal punto di vista della transizione verde negli Stati Uniti, l'IRA è un'iniziativa molto positiva", ha dichiarato a Euronews Jan Hylleberg, vice direttore generale di Green Power Denmark (Energia Verde Danimarca), un'associazione che rappresenta 1.500 aziende danesi operanti nella catena di valore dell'energia verde. "Naturalmente c'è il rischio di una riallocazione degli investimenti negli Stati Uniti", ha aggiunto. "Non c'è dubbio che il timore sia reale, soprattutto se non agiamo. In tal caso, gli investimenti confluiranno negli Stati Uniti", ha specificato.

Per Hylleberg, l'IRA è un "campanello d'allarme" per l'Europa che richiede una risposta basata su un'ampia "serie di strumenti".

Nelle prossime settimane la Commissione europea dovrebbe rendere note contromisure più dettagliate, come ad esempio nuove regole per accelerare gli aiuti di Stato - cosa che Paesi come Danimarca, Svezia, Paesi Bassi e Irlanda temono possa innescare una dannosa corsa alle sovvenzioni e una concorrenza sleale nel mercato unico.

"L'industria verde europea non è una cosa scontata. Dobbiamo prendercene cura", ha proseguito Hylleberg. "Se vogliamo investimenti e occupazione nell'industria verde rinnovabile in Europa, dobbiamo preoccuparcene, dobbiamo adottare nuove iniziative per garantire questi investimenti", ha precisato

La Danimarca è stato un Paese pioniere nell'energia pulita e ha iniziato a investire pesantemente nel settore decenni prima degli altri Stati membri dell'Ue. Oggi, il Paese nordico ospita alcuni dei maggiori sviluppatori mondiali di turbine eoliche e parchi eolici offshore, come Vestas e Ørsted, offrendo all'Unione un notevole vantaggio competitivo.

In base all'Inflation Reduction Act, gli Stati Uniti intendono avere 120.000 turbine eoliche in funzione entro il 2030, un obiettivo al quale le aziende danesi sono pronte a contribuire.

Ma, come ha sottolineato Hylleberg, sono le tecnologie nascenti, come l'idrogeno verde, ad essere più a rischio di delocalizzazione perché hanno un'impronta fisica ridotta, che rende più facile il trasferimento.

"L'idrogeno rinnovabile è un'industria ancora giovane, una catena di valore ancora giovane. Quindi, soprattutto in Europa, è necessario concentrarsi molto per garantire che non tutti gli investimenti disponibili in questo momento si spostino negli Stati Uniti. Questo perché in Europa abbiamo bisogno di nuovi e forti incentivi affinché la catena di approvvigionamento e l'infrastruttura dell'idrogeno rinnovabile si stabiliscano in Europa", ha detto Hylleberg. 

"_In sostanza, abbiamo bisogno di una nuova politica industriale europea. Questo è anche parte della risposta alla guerra in Ucraina. Non si tratta solo della legge sulla riduzione dell'inflazione e degli Stati Unit_i", ha concluso.

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