La "ribellione" europea al maxi-piano di sussidi tedesco

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha difeso il suo piano, definendo le misure in cantiere "giustificate"
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha difeso il suo piano, definendo le misure in cantiere "giustificate" Diritti d'autore Kay Nietfeld/(c) Copyright 2022, dpa (www.dpa.de). Alle Rechte vorbehalten
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Di Vincenzo Genovese
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Preoccupazione nelle istituzioni comunitarie e fra gli Stati membri per un pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro che rischia di alterare il mercato unico. Ma Scholz difende la misura: "legittima e proporzionata"

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L'annuncio di un piano di sussidi da 200 miliardi di euro da parte del governo tedesco ha suscitato reazioni contraddittorie a livello europeo ed e stato fra gli argomenti principali dell'ultima riunione dei ministri dell'Economia e delle Finanze.

Molti sostengono che la Germania stia di fatto usando il proprio potere economico per salvare le imprese tedesche, incurante del fatto che gli altri Paesi non possano fare lo stesso, visto che non dispongono di un margine fiscale altrettanto ampio.

L'accusa e la difesa

Un eurodeputato italiano, Antonio Rinaldi della Lega, ha presentato un'interrogazione scritta alla Commissione per chiedere se questa misura costituisca o meno una violazione delle norme europee sugli aiuti di Stato.

Ma sono due membri della Commissione stessa, il titolare del Marcato interno Thierry Breton e quello dell'Economia Paolo Gentiloni ad esprimere le preoccupazioni più rilevanti, pur con un linguaggio istituzionale e un tono moderato.

In un editoriale scritto a quattro mani e pubblicato su diverse testate europee, i due commissari auspicano un approccio europeo comune per proteggere industria e cittadini europei senza alterare la competizione sul mercato interno.

"Se vogliamo evitare la frammentazione del mercato europeo e affrontare questa crisi, penso che abbiamo bisogno di un livello più alto di solidarietà e che dobbiamo adottare alcuni ulteriori strumenti comuni", ha poi detto Gentiloni all'arrivo a Lussemburgo per l'Ecofin.

Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, però, ha difeso quello che il suo governo definisce uno "scudo protettivo": "Le misure che stiamo adottando sono giustificate", ha affermato durante una conferenza stampa con il suo omologo olandese, Mark Rutte, sottolineando come la somma sia dilazionata su un lungo periodo.

"Forse non e chiaro a tutti che le misure che stiamo adottando forniranno suppoto finanziario anche nel 2023 e 2024: non riguardano soltanto a un breve periodo di tempo quest'anno".

Anche il suo ministro delle Finanze Christian Lindner ha insistito sulla legittimità della proposta: "Il nostro pacchetto di aiuti non è sproporzionato. Anzi, è ben proporzionato, considerando dimensioni e vulnerabilità dell' economia della Germania".

Un rischio per il mercato unico

Il piano tedesco, di cui ancora non si conoscono i dettagli, potrebbe in effetti essere in linea di principio non molto diverso da quelli adottati da altri Paesi nei mesi scorsi. Ma è l'entità del pacchetto di salvataggio a sollevare preoccupazione, visto che supererà sicuramente ogni altra misura simile intrapresa a livello nazionale, come spiega a Euronews Philipp Lausberg, analista dell'European Policy Centre.

"Vedo un grosso rischio di frammentazione del mercato, perché 200 miliardi sono un'enorme quantità di denaro. Questo pacchetto creerà grandi vantaggi per i consumatori e le aziende tedesche, che altri Stati non possono assicurare alle proprie. Quindi per le aziende tedesche c'è un vantaggio competitivo che va contro lo spirito del mercato unico”.

A suo giudizio, il governo di Scholz è stato spinto a prendere questa decisione da "una forte pressione interna": in Germania, come nel resto d'Europa, cittadini e imprese sono in grossa difficoltà per il caro energia e dopo meno di un anno al potere, la coalizione composta da socialisti, Verdi e liberali è già in netto calo nei sondaggi. 

Lo scudo tedesco potrebbe però, secondo Lausberg, condizionare l'intera economia europea e provocare una sorta di gara di sussidi tra i Paesi dell'Unione, in cui partono avvantaggiati quegli Stati che hanno deficit bassi e possono dunque permettersi di fare più debito. Il passo successivo potrebbe essere il pericolo di una nuova crisi del debito: uno scenario che tutti, Germania compresa, vogliono assolutamente evitare.

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