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Riaprono bar e ristoranti in Belgio ma rispettare le misure sanitarie costa troppo

Riaprono bar e ristoranti in Belgio ma rispettare le misure sanitarie costa troppo
Diritti d'autore  Euronews
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Di Elena Cavallone
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Il Belgio è l'ultimo paese in Europa a fare il via alla riapertura di bar e ristoranti a partire da Lunedì. Eppure il 20% delle attività resterà chiusa fino a un definitivo allentamento delle misure.

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Riaprono bar e ristoranti in Belgio, uno degli ultimi paesi in Europa a farlo.

Nelle ultime ore l'attività è stata frenetica per adattare i locali alle nuove norme sanitarie. Un metro e mezzo di distanza tra i tavoli e un nuovo set per il servizio.

Se prime i tavoli avevano tivaglie di stoffa, ora ci si dovrà accontentare du tovagliette di carta usa e getta.

Per la proprietaria della Brasserie des Etangs Mellaerts è  un sollievo poter riaprire, ma con una capacità ridotta al 70% non tutto il personale potrà tornare a lavoro.

“Stiamo facendo del nostro meglio affinché tutti possano lavorare di nuovo - afferma Coralie Michiels-. Certamente non sarà a tempo pieno e torneranno solo alcuni, ma con il tempo le cose cambieranno in base al numero di clienti che avremo”.

Dopo tre mesi di chiusura, oltre alle ripercussioni sociali bisogna fare i conti con quelle economiche. La riapertura comporta inolte un investimento che non tutti possono permettersi. Il settore Horeca (hotel, ristoranti e caffè) stima che circa il 30% degli stabilimenti potrebbe chiudere definitivamente.

“Il flusso in cassa si è notevolmente indebolito. I ristoratori devono riaprire e reinvestire soldi in materiale a norma.  Oggi rispettare le misure sanitarie costa. E non esiste un aiuto diretto per queste misure obbligatorie. Se non avremo un sostegno forte e fermo da parte del governo, alcuni ristoratori non potranno per mettersi di comprare questo materiale sanitario", afferma Fabian Hermans, della federazione HORECA, rappresentativa degli interessi di hotel, ristoranti e caffè.

Per lo Stemmbar, un noto bar della movida notturna belga,  riaprire a queste condizioni significherebbe spendere 6000 euro. Il proprietario, Frederisk de Soghe, afferma di poter resistere ancora sei mesi prima di dover chiudere definitivamente. Si stima che come lui, il 20% degli stabilimenti rimarrà chiuso in attesa dell’allentamento delle misure.

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