In Sardegna la bellezza viene da bucce, gambi e semi d'uva

In collaborazione con The European Commission
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Di Aurora Velez
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Viticoltori, imprenditori e ricercatori sardi, ma anche di altri paesi del bacino del Mediterraneo. trasformano i residui dell'uva in prodotti cosmetici

Dall'uva non si ottiene solo vino, ma anche prodotti cosmetici. Grazie a un progetto sostenuto dalla politica di coesione europea, viticoltori, imprenditori e ricercatori sardi, ma anche di altri paesi del bacino del Mediterraneo. trasformano i residui dell'uva in prodotti di bellezza.

Economia circolare dal Mediterraneo

Le vigne della famiglia Argiolas, nel sud della Sardegna, producono 5 mila tonnellate di uva all'anno. Mariano e Barbara sono orgogliosi del loro prodotto: usano solo vitigni locali e contribuiscono all'economia circolare. Dai rifiuti prodotti dalla lavorazione dell'uva vengono ricavati cosmetici e prodotti per la salute, grazie a BestMedGrape, un progetto europeo che coinvolge viticoltori, ricercatori e imprenditori sulle due sponde del Mediterraneo. "Il Mediterraneo è la culla della civiltà enoica del mondo - commenta il direttore tecnico di Argiolas, Mariano Murru -. Uno dei motivi per cui abbiamo partecipato al progetto è proprio la possibilità di confrontarci con altre aziende del Mediterraneo. Perché questo ci darà la possibilità di crescere entrambi scambiandoci informazioni, esperienze e tradizioni".

Gli scarti dell'uva una miniera per gli scienziati...

Il progetto BestMedGrape - un progetto Eni Cbc Med) è stato avviato l'anno scorso con un budget complessivo di 3,3 milioni di euro, l'80 per cento dei quali è fornito dall'Unione europea. 700 mila euro provengono da un cofinanziamento dei partner del progetto. Si tratta di otto partner pubblici e privati in cinque paesi del bacino del Mediterraneo: Italia, Francia, Turnisia, Libano e Giordania. A questi si aggiungono dei "partner associati": 9 in tutto, inclusi due in Iran e nei territori palestinesi.

A coordinare il progetto è un laboratorio dell'Università di Cagliari. Gambi, bucce e semi d'uva rappresentano una miniera per il team di Maria Manconi. La coordinatrice scientifica spiega perché: "Siamo in grado di preparare prodotti nutraceutici e cosmeceutici, cioè prodotti da assumere per via orale oppure da applicare sulla pelle che fanno bene alla nostra salute e che proteggono l'organismo dallo stress ossidativo".

... e per le imprese

A partire dal prossimo autunno, si terranno seminari chiamati "living labs" in cui i risultati delle ricerche saranno trasmessi a 150 imprenditori potenzialmente interessati nei cinque paesi partecipanti.

Conoscenze condivise anche con aziende partner come Icnoderm, che sviluppa prototipi di prodotti derivati dai residui dell'uva. La start-up fornisce anche servizi di consulenza, e il cofondatore Marco Zaru dice che sono pronti a diffondere il loro know-how: "La nostra funzione in questo progetto è proprio quello di dare un impulso rivolto a quello che potrebbe essere il potenziale sviluppo d'impresa che questo progetto può dare, in quanto dai risultati della ricerca, dalla valorizzazione di una materia prima così importante come la vite, è necessario però poi andare a fare una sorta di fattibilità industriale".

Per dare vita a un progetto tutto mediterraneo che coniuga tradizione, innovazione ed economia circolare.

Journalist • Selene Verri

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