Per l'allargamento a nuovi Stati membri serve il voto unanime dei leader europei. Una condizione che manca dal 2013, quando la Croazia è entrata a far parte dell'Unione
La Commissione europea apre all'ingresso nell'Unione di due nuovi Stati membri, Albania e Macedonia del Nord. Una raccomandazione dell'esecutivo di Bruxelles, rivolta al Parlamento e al Consiglio, riconosce i notevoli passi avanti e le riforme implementate dai due Stati dei Balcani esortando ad aprire i negoziati. L'ultima decisione, però, spetta ai leader europei: il Consiglio deve approvare all'unanimità, ma Francia, Austria e Olanda sono restii a un ulteriore allargamento.
"Dire no alla Macedonia del Nord significa minare la credibilità dell'Unione nella regione balcanica - dice a Euronews Nikola Dimitrov, ministro degli Esteri nordmacedone - La posta in gioco è molto alta, sia per l'Europa sia per noi. Nei Balcani, abbiamo due visioni contrapposte. Quella europeista porta più democrazia, rispetto dello stato di diritto, la cooperazione, gli scambi commerciali. L'altra è quella dei confini, anche su base etnica e abbiamo visto dove ci ha portato negli anni Novanta. Quindi penso che la questione sia essenziale".
Lo è al punto che la Nord Macedonia ha raggiunto uno storico accordo sul suo nome l'anno scorso, dopo una disputa durata tre decenni con la Grecia e affrontando anche aspre critiche da una parte del Paese. Era questo lo scoglio maggiore da superare per l'ingresso in Europa e nella Nato.
"Siamo riusciti a diventare più grandi senza costituire una minaccia per i nostri vicini - conclude Dimitrov - Ma ci è voluta una leadership matura e una visione, che si concentrasse su quello che la Macedonia del Nord vuole essere tra dieci anni e non solo sul consenso alle prossime elezioni".
Guarda anche:
Grecia: il Parlamento ha approvato il cambio di nome della Macedonia
Ora la Macedonia del Nord ha un nome. Ma ha un’identità nazionale?
Macedonia del Nord: storica visita del premier greco Tsipras