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Palestina libera: Javier Bardem indossa la kefiah agli Emmy e definisce la situazione di Gaza un "genocidio"

Bardem fa una dichiarazione di moda politica sul red carpet degli Emmy in solidarietà con la Palestina
Bardem fa una dichiarazione di moda politica sul red carpet degli Emmy in solidarietà con la Palestina Diritti d'autore  Credit: AP Photo
Diritti d'autore Credit: AP Photo
Di Theo Farrant & AP
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L'attore ha citato una recente risoluzione dell'Associazione internazionale degli studiosi di genocidio (Iags). Il documento sostiene che le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione di genocidio delle Nazioni Unite

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Javier Bardem ha fatto una dichiarazione politica di grande impatto sul red carpet degli Emmy Awards, indossando una kefiah e usando la piattaforma per parlare contro quello che ha definito un "genocidio" a Gaza.

La kefiah è la sciarpa tradizionale mediorientale, solitamente a motivi bianchi e neri, che è diventata un simbolo ampiamente riconosciuto dell'identità e della resistenza palestinese.

Interrogato sulla scelta del suo abbigliamento, l'attore spagnolo, noto per i suoi ruoli in Non è un paese per vecchi, Skyfall e F1, ha dichiarato: "Alla fine di agosto, la Iags, che è l'Associazione internazionale degli studiosi del genocidio - lo ha rubricato come tale, un genocidio. E quello che chiediamo è il blocco commerciale e diplomatico e le sanzioni a Israele per fermare il genocidio. Palestina libera".

L'International association of genocide scholars (Iags) è la più grande associazione professionale al mondo di esperti, studiosi, ricercatori e accademici di tutto il mondo, tra cui molti specialisti dell'Olocausto, storici e sociologi.

Il mese scorso hanno concluso che la condotta di Israele a Gaza soddisfa la definizione di genocidio delle Nazioni Unite. La risoluzione di tre pagine cita i diffusi attacchi alla sanità, agli aiuti e all'istruzione, l'uccisione e il ferimento di decine di migliaia di bambini, il sostegno dei leader israeliani alle espulsioni forzate, la demolizione quasi totale delle abitazioni e la retorica disumanizzante nei confronti dei palestinesi.

Il ministero degli Esteri israeliano ha respinto il rapporto, sostenendo che si basava su "bugie di Hamas" e ricerche errate, descrivendolo come un "imbarazzo per la professione legale". Un portavoce ha anche sostenuto che Israele stesso è la vera vittima del genocidio.

Hollywood si esprime

La dichiarazione di Bardem agli Emmy si inserisce nel contesto di una crescente ondata di iniziative dell'industria dello spettacolo per protestare contro le azioni di Israele a Gaza.

Più di 1.300 artisti - tra cui star hollywoodiane e internazionali come Olivia Colman, Tilda Swinton, Emma Stone, Mark Ruffalo, Riz Ahmed e lo stesso Bardem - si sono impegnati a non lavorare con le istituzioni cinematografiche israeliane che, a loro dire, sono coinvolte in "genocidio e apartheid contro il popolo palestinese".

Olivia Colman, Javier Bardem ed Emma Stone tra i 1.300 artisti che boicottano le case cinematografiche israeliane
Olivia Colman, Javier Bardem ed Emma Stone tra i 1.300 artisti che boicottano le case cinematografiche israeliane Credit: AP Photo

L'impegno, creato da Film Makers for Palestine, è stato firmato anche da Ken Loach, Yórgos Lánthimos, Asif Kapadia, Joshua Oppenheimer, Lily Gladstone, Ayo Edebiri, Brian Cox, Josh O'Connor, Rebecca Hall, Benedict Wong, Gael García Bernal e Susan Sarandon.

"Come registi, attori, operatori dell'industria cinematografica e istituzioni, riconosciamo il potere del cinema di plasmare le percezioni", si legge nella dichiarazione, "in questo urgente momento di crisi, in cui molti dei nostri governi stanno favorendo la carneficina a Gaza, dobbiamo fare tutto il possibile per affrontare la complicità in questo orrore implacabile".

L'impegno prosegue esortando l'industria a rifiutare il silenzio, il razzismo e la disumanizzazione e a evitare di lavorare con le istituzioni cinematografiche israeliane - compresi i festival, i cinema, le emittenti e le società di produzione - che sono complici delle violazioni dei diritti umani.

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