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Cosa significa per la Turchia, i curdi e la Siria l'appello di Ocalan a deporre le armi?

In questa foto di archivio del marzo 2018, un giovane tiene in mano una bandiera con l'immagine di Abdullah Ocalan, il leader incarcerato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), a Istanbul, in Turchia.
In questa foto di archivio del marzo 2018, un giovane tiene in mano una bandiera con l'immagine di Abdullah Ocalan, il leader incarcerato del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), a Istanbul, in Turchia. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Mohammed Saifeddine
Pubblicato il
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Con una mossa storica, Abdullah Ocalan, leader del Pkk, ha chiesto che il partito deponga le armi e si sciolga, aprendo la strada a un processo di pace in Turchia e a un riassetto delle alleanze in Siria

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È arrivata una svolta storica quanto sorprendente, giovedì, nella ribellione armata curda contro il governo della Turchia. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) e il suo leader Abdullah Ocalan, imprigionato dal 1999 sull'isola di Imrali, hanno annunciato la possibile fine della resistenza armata e lo scioglimento del partito.

L'annuncio è arrivato sotto forma di una lettera di Ocalan, letta da Ahmet Turk, leader del Partito della Democrazia e dell'Uguaglianza del Popolo, durante una conferenza stampa a Istanbul.

"Prendete una decisione. Tutti i gruppi devono deporre le armi e il Pkk deve sciogliersi", ha scritto Ocalan nel suo messaggio. Il leader curdo si è assunto la responsabilità storica di questo appello, riflettendo un cambiamento radicale nella sua posizione dopo decenni di lotta armata contro lo Stato turco.

Curdi, una svolta in un conflitto durato decenni

L'appello segna una passaggio cruciale nel conflitto tra il Pkk e Ankara che dagli anni '80 ha causato decine di migliaia di vittime e milioni di sfollati. Il partito curdo è classificato come organizzazione terroristica dalla Turchia, dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea ed è stato per decenni oggetto di vaste operazioni militari e di sicurezza.

Tuttavia, l'appello di Ocalan a deporre le armi ha profonde implicazioni politiche, poiché giunge in un momento in cui la regione vive rapide trasformazioni geopolitiche, in particolare con gli sviluppi in corso in Siria e in Iraq e l'escalation delle tensioni tra la Turchia e i suoi alleati occidentali sulle richieste di indipendenza dei curdi.

Il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, in carcere in Turchia dal 1999
Il leader del Pkk, Abdullah Ocalan, in carcere in Turchia dal 1999 AP Photo

Turchia: è l'inizio di un nuovo capitolo di pace?

All'interno della Turchia, l'invito di Ocalan dovrebbe aprire le porte a un nuovo processo di pace tra il governo turco e la minoranza curda, che si aggira intorno al 20 per cento della popolazione del Paese.

Sembra possibile che l'annuncio di giovedì, se avrà un seguito concreto, porterà a una riduzione delle tensioni, soprattutto nelle regioni sudorientali che da decenni sono teatro di violenti scontri tra l'esercito turco e i militanti del Pkk.

A questo potrebbe seguire una maggiore integrazione dei curdi nella vita politica e sociale turca, riducendo la polarizzazione etnica e politica.

Dalla riconciliazione potrebbero derivare anche migliori relazioni internazionali, poiché Ankara potrebbe giocare questo risultato con gli Stati Uniti e l'Unione Europea, che hanno ripetutamente criticato la repressione dei curdi. Il presidente Recep Tayyip Erdogan potrebbe vedere questa come un'opportunità per porre fine alla linea dura portata avanti per anni.

Bisogna tuttavia attendere la risposta che politici e milizie curde daranno all'invito di Ocalan, perché l'invito potrebbe essere respinto dalle ali più dure del Pkk che considerano la lotta armata l'unica opzione per il futuro, oltre al caos regionale che potrebbe essere giudicato un'occasione di migliorare la propria situazione specialmente nelle regioni a maggioranza curda della Siria.

Siria, le conseguenze dell'annuncio del Pkk

Gli effetti dell'appello di Ocalan si estendono alla Siria, dove gli alleati del Pkk come le Unità di protezione del popolo curdo (Ypg), sono attori chiave nel nord del Paese. Queste fazioni controllano vaste aree lungo il confine con la Turchia e hanno svolto un ruolo centrale nella guerra contro l'Isis con il sostegno degli Stati Uniti.

L'appello di Ocalan potrebbe ridisegnare alleanze ed equilibri, soprattutto alla luce della complessità del conflitto siriano e della sovrapposizione di interessi regionali e internazionali, tra cui Turchia, Stati Uniti, Russia e Iran.

L'esercito turco e le milizie affiliate sono infatti intervenuti ripetutamente nel nord della Siria proprio con la giustificazione del controllo delle base dei terroristi curdi. Ankara potrebbe dunque diminuire la propria presenza, mentre le fazioni curde potrebbero avviare negoziati con il governo di Damasco o con le altre potenze regionali, con l'obiettivo di raggiungere una soluzione politica che garantisca i loro diritti.

Ma come in Turchia, la risposta dei curdi in Siria all'appello di Ocalan è tutt'altro che scontata. A livello regionale, la mossa potrebbe ridisegnare la mappa delle alleanze, soprattutto se riuscirà a ottenere un riavvicinamento turco-curdo che porti a una de-escalation in Siria e Iraq.

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