Dj Jyoty spiega a Euronews i motivi che l'hanno spinta a boicottare il Ctm Festival di Berlino

DJ Jyoty
DJ Jyoty Diritti d'autore ©FILIPA AURÉLIO
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Di Olivia Stroud
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La dj londinese parla dell'importanza di fare politica dopo essersi unita a oltre 1.000 artisti che protestano contro la controversa "clausola antidiscriminatoria" proposta - e poi abbandonata - dal Senato di Berlino per il finanziamento delle arti

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La dj londinese Jyoty è tra i nomi più interessanti emersi dalla scena musicale britannica negli ultimi anni. Si è fatta conoscere grazie ai suoi apprezzati programmi radiofonici e la sua musica spazia tra tutti i generi, dalla Uk garage alla house afro, ai classici inediti e alla musica elettronica più underground.

Se non l'avete ancora sentita o vista date un'occhiata alle sue performance su Bbc Essential Mix e Boiler Room, che sono diventate virali e hanno totalizzato ben 3,6 milioni di visualizzazioni su YouTube.

Questo venerdì si sarebbe dovuta esibire al Berghain, noto club di Berlino, ma l'artista si è unita a una serie di celebrità che hanno cancellato le loro apparizioni nella capitale tedesca in segno di protesta contro la "clausola anti-discriminazione", presentata il meso dal Senato di Berlino, che subordinava il finanziamento di progetti e istituzioni culturali alla sottoscrizione di una dichiarazione esplicita contro l’antisemitismo.

Il movimento di protesta è guidato da Strike Germany, un’iniziativa che si batte contro quelle che vengono descritte come tattiche maccartiste utilizzate da alcune istituzioni per controllare le posizioni politiche degli artisti. Oltre 1.000 nomi di settori culturali come il cinema, l'editoria e la musica hanno aderito al boicottaggio per dimostrare solidarietà con la Palestina. All'iniziativa, chiamata Strike Germany, hanno aderito tra gli altri Lawrence Abu Hamdan, Charlotte Prodger e Annie Ernaux. La protesta di artisti e accademici ha convito il Senato di Berlino a fare dietrofront sulla clausola, che è stata ritirata.

Il testo della clausola specificava che per ricevere i fondi governativi per le arti, i beneficiari avrebbero dovuto rifiutare l'antisemitismo secondo la definizione dell'International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). La definizione di antisemitismo include il paragone della politica israeliana con i nazisti e la negazione del diritto all'esistenza dello Stato di Israele.

Questa non è la prima azione politica di Jyoty. Qualche anno fa la dj londinese si era già schierata al fianco agricoltori indiani in sciopero. Oltre alla sua attività in campo musicale, Jyoty ha anche lavorato per il partito laburista britannico dopo aver studiato politica.

Euronews Cultura l'ha incontrata per scoprire perché ha deciso di non esibirsi al festival di musica dance CTM di Berlino, che si svolge da 25 anni.

Ci parli delle motivazioni che l'hanno spinta a boicottare il CTM Festival di Berlino e del perché non si esibirà.

In realtà questa domanda va riformulata, perché non ho boicottato il CTM Festival. E non sto nemmeno boicottando Berlino. Sto boicottando la Germania. Conosco gli organizzatori del CTM da oltre 10 anni e conosco l'incredibile lavoro che hanno svolto nel corso degli anni. Il motivo per cui ho deciso di aderire a Boycott Germany è che ho sempre detto che non suono per i governi, ma per le persone. Quindi vado anche in Paesi che ritengo abbiano una leadership disgustosa. Ma questo perché quando ci riuniamo in un club cerchiamo di sfuggire a tutto ciò e riuniamo persone che la pensano allo stesso modo.

Ma anche perché il mondo dell'arte spesso può fornire una controprospettiva e una controvoce a chi detiene il potere. Per questo motivo, per la prima volta, sono andata contro le mie stesse regole e sto boicottando un Paese. Sembra strano, ma non so come altro dirlo. Ora il settore culturale e quello artistico vengono spinti a sorvegliare le persone, a sorvegliare gli artisti e a sorvegliare le loro convinzioni, la loro parola e la loro libertà di parola. È qui che dobbiamo tracciare un confine. È per questo che ho finito per ritirarmi, purtroppo, dal CTM Festival. Riceve finanziamenti governativi, o credo che li riceva, e non credo che sia intelligente per me andare lì e in un certo senso legittimare questo modo di governare, perché credo che queste due cose debbano rimanere separate.

Qual è stato il punto di svolta? Quando ha deciso di cancellare la sua apparizione?

Credo che sia diventato molto chiaro per me quando hanno fatto una dichiarazione pubblica secondo cui le piattaforme e le sedi che ricevono finanziamenti dal governo devono far rispettare ciò che loro ritengono sia antisemitismo. Quando si dice: "Vi daremo dei soldi solo se vi assicurerete che le persone che si esibiscono nel vostro spazio la pensino come noi e non trasmettano messaggi che vanno contro il nostro messaggio e la nostra definizione", allora penso che ci troviamo in un terreno molto scivoloso.

È pericoloso anche perché i miei set sono noti per avere sempre una parte che riflette l'attualità mondiale. Ultimamente i miei set contengono molte canzoni sulla libertà dei palestinesi. Non voglio essere trascinata fuori dal locale perché potrebbe essere considerato antisemita, cosa che non è. E penso che, ritirandomi, sto solo dicendo che non sono d'accordo con questo su scala più ampia, perché se succede oggi e durante questo conflitto, allora in futuro potrebbe essere qualcos'altro.

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