Eusébio, la storia prima della leggenda

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Di Cristiano Tassinari
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Esce nelle sale cinematografiche il film "Ruth", dedicato alla storia di Eusébio, il più grande calciatore portoghese di tutti i tempi. Ma la pellicola racconta soprattutto la giovinezza in Mozambico del futuro campione, in un intreccio tra la dittatura di Salazar e la guerra coloniale.

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"RUTH" è un film sulla società portoghese nei primi anni '60 e , al tempo stesso, la storia di un giovane calciatore mozambicano di nome Eusébio Da Silva Ferreiro (1942-2014), atleta dello Sporting Clube Lourenço Marques, che è ambito e ingaggiato dal club rivale Benfica.

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La storia racconta e ricorda un autentico mistero,** un giallo fatto di ricatti, rapimenti, coinvolgimento di ministri, il delirio sui giornali e le promesse milionarie: una storia degna, infatti, di un film, sul trasferimento del calciatore - un ragazzino che nessuno ha mai visto giocare - e su una saga che ci porta dall'Africa all'Europa.

"RUTH" era il nome falso che era stato assegnato ad Eusébio, dai dirigenti del Benfica, mentre viaggiava in incognito dal Mozambico a Lisbona.

Il giovane Eusebio, in una scena del film, mentre lascia il Mozambico.

Il film termina quando inizia la leggenda: con la prima partita di Eusébio nello stadio del Benfica.

Eusebio con la maglia del Benfica. La sua maglia.

Nel 1960 il Portogallo era sotto la dittatura di Salazar, e fu l'anno in cui iniziarono le guerre di indipendenza nelle ex colonie portoghesi in Africa.

Una scena del film, con un ritaglio di giornale sulla Coppa Latina.

"Questa è stata la prima grande polemica sportiva in Portogallo", spiega il regista ANTÓNIO PINHÃOBOTELHO, "e la gente preferirebbe parlare di quella, piuttosto che parlare della parte grigia della loro vita, era l'epoca di Salazar, l'oppressione si sentiva per le strade. Eusebio, quindi, si ritrova coinvolto in una serie di polemiche politiche e sociali, nel mezzo di una contesa tra il Benfica e lo Sporting, con la mamma che ha effettivamente firmato due contratti, uno per il Benfica e l'altro per lo Sporting. Eusébio è quasi un ospite in questo film, sempre accompagnato dal padre e dal mondo semplice di Lourenço Marques (antico nome di Maputo, attuale capitale del Mozambico)...Questo film ha un aspetto ancora molto attuale: ai portoghesi piace davvero concentrarsi sulle polemiche sportive e sui loro protagonisti".

Un ricordo d'epoca: Eusébio "interista"

Forse in pochi lo sanno, ma nel 1966 - subito dopo i Mondiali in Inghilterra che lo videro grande protagonista - Eusébio fu ad un passo dall'arrivare in Italia, e in particolare all'Inter. Ma la clamorosa sconfitta degli azzurri contro la Corea del Nord provocò la decisione della Federazione Italiana Giuoco Calcio di chiudere le frontiere agli stranieri. E cosi, addio Eusébio.

La Pantera Nera ricordò così la trattativa: “Avevo 24 anni e la prospettiva di un'esperienza in Italia mi affascinava e mi onorava. Mi recai a Milano con mia moglie per incontrare Angelo Moratti e firmare un contratto triennale. Il prezzo? Cinquecento milioni, mi pare. Metà al Benfica e metà a me. Ero raggiante, stavo per coronare un sogno”.

Italo Allodi, manager dell'Inter dell'epoca, in un’intervista del 1997, raccontò come si erano svolte le trattative: “Avevo in pugno Eusébio e Beckenbauer. Un giorno il fenomenale portoghese venne in Italia, a Venezia, per sciogliere un voto a San Marco. Lo incontrai e lo portai a Milano, nell'ufficio di Angelo Moratti. Stretta di mano e dichiarazione di Eusébio:"Presidente, se lascio Lisbona, lo faccio solo per l'Inter". Un'estate catturai Beckenbauer. Era in vacanza sull'Adriatico e lo convinsi a trasferirsi all'Inter”.

Pak Doo-Ik e la Corea del Nord rovinarono tutto.

L’Italia venne eliminata in maniera vergognosa dai Mondiali, e la Federazione reagì chiudendo le frontiere ed annullando tutti gli acquisti dall’estero. Finì così il sogno dell’Inter invincibile: nella stagione successiva i nerazzurri persero la finale di Coppa contro il Celtic e lo scudetto all’ultima giornata, un doppio colpo che decretò la fine degli anni d’oro del club nerazzurro.

La statua di Eusébio davanti allo stadio Da Luz di Lisbona, la casa del Benfica.
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