Emmanuelle Haïm ha guidato il suo ensemble nella produzione de "Il ritorno di Ulisse", un'operazione che non esita a definire unica
Per Emmanuelle Haïm, Direttore d’orchestra, l’“opera”:http://www.haendel.it/compositori/monteverdi.htm di Monteverdi è stata tramandata con uno spartito che non è l’originale dell’autore. Non presenta note specifiche come era la pratica del tempo. Cosi’ chi la riprende deve andare un po ‘a braccio’ e prendere costantemente delle decisioni. Da una parte è una libertà dall’altra un grande sforzo di interpretazione.
Per uno degli interpreti, il tenore Rolando Villazón, questa musica pretende di essere profondamente ascoltata; a differenza del repertorio romantico, dove la voce guizza fra le onde della musica, qui siete una parte della musica e bisogna reagire al suono degli strumenti mentre gli strumenti reagiscono alla voce dei cantanti.
Secondo Haïm ci sono due gruppi di base di strumenti, cioè gli strumenti di ‘fondamento’, la viola da gamba, il violoncello e poi gli strumenti polifonici che consentono di raggiungere l’armonia.
Quindi gli strumenti melodici, poi la famiglia dei violini, e poi i cornetti…..che sono quasi della famiglia degli ottoni a parte il fatto che lo strumento in sé è di legno, ma è uno strumento a fiato come una tromba. Ecco quello che compone la strumentazione della Venezia del 1630-1640, la musica di Monteverdi.
#Monteverdi – Il Ritorno di #Ulisse in patria – #RolandoVillazón, #MagdalenaKoženáhttps://t.co/zahC1AMe4S
— TinaBlack (@Ti_na_Black) 22 marzo 2017