Joyce DiDonato, mezzosoprano americano definito dal New York Times la “perfetta diva del XXI secolo”, di recente ha concluso trionfalmente a Monte-Carlo la tournée del suo spettacolo dedicato alle grandi protagoniste dell’opera barocca.
Splendida interprete e donna lucida e intelligente, Joyce è pienamente consapevole dei tanti dilemmi del mestiere.
“Da un certo punto di vista – ci racconta – sono costretta a essere narcisista: il mio strumento è il corpo, devo pensare a riposarmi, a restare in buona salute, a far sì che quando salgo sul palcoscenico di fronte a chi ha pagato un biglietto io sia al meglio della forma. Dopodiché devo liberarmi di tutto ciò e rendermi conto che l’atto di cantare non c’entra nulla col mio ego”.
“Il mio lavoro è comunicare musica, non è farmi adorare dai fans o rassicurarmi di essere amata – continua Joyce DiDonato -. Se riesco a non farne una questione personale, ho notato che è allora che per il pubblico l’emozione è maggiore e l’esperienza più arricchente”.
Convinta sostenitrice dei social networks, Joyce DiDonato offre alle stelle dell’opera di domani le sue idee sul mestiere di cantante.
“Il mio obiettivo è sempre stato di far passare un’emozione – dice – , ferma restando la tecnica, che deve essere più che sicura. Questo significa permettermi di prendere qualche rischio sul palcoscenico, a costo di non essere vocalmente ineccepibile”.
“Secondo me, questa è la scommessa – prosegue Joyce DiDonato -: bisogna far proprio tutto quel che c‘è da imparare, e poi avere il coraggio di vivere e sporcarsi le mani! Bisogna coniugare tutta quella stupenda preparazione con il mondo reale, duro ma vero… Parlavo di ‘sporcarsi le mani’ perché l’opera è torbida, l’opera è una cosa viva, fatta di sangue e passione! E noi dobbiamo metterci dentro le mani senza voler restare a tutti i costi perfetti. Per cui l’opera è la lotta fra due mondi contrastanti: passione e musicalità suprema”.
Contrariamente a tanti addetti ai lavori, Joyce è convinta che l’opera possa contare, potenzialmente, su un enorme pubblico tra le nuove generazioni – ma a certe condizioni.
“Noi cantanti d’opera siamo portatori di una rivoluzione – ci dice – ma dobbiamo presentare questo ‘prodotto’ allo stato più puro! E questo significa grandi, sublimi, prestazioni canore, travolgenti emozioni, messe in scena spettacolari… ma senza scusarsi, e dobbiamo dire: ‘non avete idea di quel che vi state perdendo!’”.
Negli estratti del servizio Joyce DiDonato è accompagnata dal “Complesso barocco”. Fra i brani eseguiti:
“Piangerò la sorte mia”, Georg Friedrich Haendel;
“Da torbida procella” e “Col versar, barbaro, il sangue”, Giuseppe Maria Orlandini;
“Lasciami piangere”, Keiser;
“Madre diletta, abbracciami”, Giovanni Porta
Fra i CD più recenti di Joyce DiDonato: “Drama Queens” (Virgin Classics) e il doppio album dei suoi più grandi successi, “ReJoyce” (Erato/Warner Classics).
Ulteriori estratti della nostra intervista al mezzosoprano americano Joyce DiDonato sono disponibili, in inglese, al seguente link:
Joyce DiDonato, much more than a Yankee Diva