Le sanzioni degli Stati Uniti nei confronti dei colossi energetici russi riducono l'approvvigionamento marittimo di petrolio. Il Brent avanza mentre i trader prezzano i rischi
Il prezzo del petrolio ha registrato dei picchi giovedì dopo che l'amministrazione statunitense ha annunciato sanzioni di vasta portata contro le due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil.
Il benchmark internazionale Brent è salito del 5,24 per cento a circa 65,87 dollari al barile verso mezzogiorno, dopo un rialzo del 2 per cento il giorno precedente. Il WTI, invece, è aumentato del 5,68 per cento a 61,82 dollari.
Le sanzioni congelano tutti i beni di Rosneft e Lukoil negli Stati Uniti e vietano a società e cittadini statunitensi di fare affari con loro. Inoltre, le autorità hanno avvertito che banche e aziende straniere che operano con queste compagnie potrebbero incorrere in cosiddette "sanzioni secondarie", con possibili ripercussioni sui flussi commerciali petroliferi globali.
L'amministrazione ha detto che le sanzioni sono la conseguenza dei modesti progressi del Cremlino. Ciò avviene nonostante i ripetuti tentativi del presidente statunitense Donald Trump di ottenere un accordo di pace duraturo per l'Ucraina.
"L'Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro sta imponendo ulteriori sanzioni a causa della mancanza di serio impegno della Russia nel processo di pace per porre fine alla guerra in Ucraina", ha dichiarato il Tesoro in una nota.
Secondo il documento, la misura mira ad aumentare la pressione sul settore energetico russo e a ridurre la capacità del Cremlino di raccogliere entrate per la sua macchina da guerra e sostenere la sua economia indebolita.
La Russia è uno dei principali esportatori mondiali di petrolio greggio. Eventuali interruzioni o restrizioni della produzione o delle esportazioni si riflettono sui mercati petroliferi marittimi globali, il cui riferimento è il Brent, derivato dal Mare del Nord.
Anche l'Ue ha adottato giovedì un nuovo pacchetto di sanzioni sul commercio energetico russo, vietando le importazioni di Gnl a partire dal 2027. Il blocco ha inoltre imposto un divieto di transazioni per le società Rosneft e Gazpromneft.
Scarsità e aumento dei premi di rischio
Paesi come l'India, che normalmente acquistano molto petrolio russo, potrebbero comprarne meno a causa delle nuove sanzioni statunitensi. Questa riduzione della domanda potrebbe avere effetti a catena sul mercato petrolifero globale.
Dall'invasione russa dell'Ucraina, l'India è diventata il maggior acquirente di petrolio greggio russo scontato trasportato via mare, importando circa 1,7 milioni di barili al giorno nel periodo da gennaio a settembre di quest'anno.
Le misure minacciano non solo i produttori russi, ma anche le banche, le compagnie assicurative e le società di navigazione che facilitano le esportazioni, aumentando il rischio legale e finanziario. Anche prima che i flussi fisici cambino, questa incertezza si riflette in prezzi di riferimento più alti.
Un eventuale calo, ad esempio da parte delle raffinerie indiane, non significa che il petrolio russo scompaia. Significa però che una quota maggiore diventa difficile da muovere attraverso i canali normali legati all'Occidente.
Senza pronto accesso a finanziamenti, assicurazioni o navi cisterna disponibili, parte del greggio russo resta di fatto bloccato o deve essere reindirizzato con forti sconti e tempi di viaggio più lunghi.
Queste frizioni riducono la quantità di barili facilmente commerciabili che possono rapidamente raggiungere le raffinerie mondiali.
Con meno forniture via mare immediatamente disponibili, gli operatori incorporano nei prezzi un premio per il rischio geopolitico.