La chiusura del governo federale Usa pesa su Wall Street e sull’Europa. Oro record, petrolio in ribasso, mentre l’inflazione nell’Eurozona sale al 2,2 per cento
I futures statunitensi sono scesi e il dollaro si è indebolito mercoledì, dopo l’avvio ufficiale dello shutdown del governo federale. La chiusura, scattata per il mancato accordo al Congresso sul bilancio, alimenta i timori di uno stallo prolungato con possibili ripercussioni economiche.
Le borse europee hanno aperto incerte, oscillando tra vendite e recuperi a metà giornata. Secondo Russ Mould, investment director di AJ Bell, “lo shutdown ha lasciato gli investitori in attesa, con un calo iniziale dei futures USA e un momentaneo indebolimento degli indici europei”.
Borse europee tra alti e bassi
Il FTSE 100 di Londra ha fatto eccezione, salendo dello 0,7 per cento spinto dai titoli farmaceutici. A metà giornata anche il DAX di Francoforte e il CAC 40 di Parigi sono passati in territorio positivo (+0,3 per cento), mentre l’IBEX 35 di Madrid restava leggermente in rosso (-0,2 per cento). Negli Stati Uniti, i futures segnalavano ribassi: S&P 500 -0,5 per cento, Dow Jones -0,5 per cento, Nasdaq -0,6 per cento.
Inflazione Eurozona oltre il target Bce
L’Eurostat ha comunicato che a settembre l’inflazione nell’Eurozona è salita al 2,2 per cento, superando di poco l’obiettivo del 2 per cento fissato dalla Banca Centrale Europea. L’inflazione di fondo è rimasta stabile al 2,3 per cento.
Secondo Riccardo Marcelli Fabiani, economista senior di Oxford Economics, i dati non modificano le prospettive di discesa dei prezzi nei prossimi mesi, grazie al raffreddamento della crescita salariale e all’euro più forte.
Effetti attesi dallo shutdown Usa
Gli analisti ricordano che storicamente gli shutdown federali hanno avuto impatti limitati sull’economia americana. Tuttavia, un blocco prolungato potrebbe ritardare la pubblicazione di dati cruciali, come il rapporto mensile sul lavoro, fondamentale per le decisioni della Federal Reserve. Per ora i mercati restano fiduciosi, sostenuti dalle aspettative di una politica monetaria ancora accomodante da parte della Fed.
Oro record, petrolio in discesa
Il clima di incertezza ha spinto gli investitori verso i beni rifugio: l’oro ha toccato un nuovo massimo storico a 3.918,80 dollari. Al contrario, il petrolio ha registrato cali: il WTI è sceso dell’1 per cento a 61,75 dollari al barile, mentre il Brent è arretrato dello 0,9 per cento a 65,44 dollari. Sul fronte valutario, il dollaro si è indebolito contro yen ed euro, mentre la sterlina ha guadagnato terreno.
Asia: Tokyo in calo, Cina chiusa per festività
In Asia, il Nikkei 225 di Tokyo ha perso lo 0,9 per cento dopo l’indagine Tankan della Banca del Giappone, che pur segnalando un lieve miglioramento della fiducia aziendale lascia aperta l’ipotesi di un rialzo dei tassi per contrastare l’inflazione. Altrove i listini hanno chiuso in rialzo: Kospi di Seul +0,9 per cento, Taiex di Taipei +0,6 per cento, Sensex indiano +0,6 per cento. Mercati e uffici in Cina continentale sono chiusi fino all’8 ottobre per la festa nazionale.