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Disney rimette in onda il Jimmy Kimmel Live: il perché della scelta e i precedenti casi negli Usa

Oscar Villanueva tiene un cartello fuori dall'El Capitan Entertainment Centre, dove va in scena lo show notturno "Jimmy Kimmel Live!". 18 settembre 2025.
Oscar Villanueva tiene un cartello fuori dall'El Capitan Entertainment Centre, dove va in scena lo show notturno "Jimmy Kimmel Live!". 18 settembre 2025. Diritti d'autore  AP/Jae C. Hong
Diritti d'autore AP/Jae C. Hong
Di Eleanor Butler
Pubblicato il
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La Disney, che possiede la rete Abc che trasmette il Jimmy Kimmel Live, ha annunciato che il presentatore rientrerà dalla sospensione della scorsa settimana. La storia Usa è piena di cambi di rotta dettati dal mercato e dai consumatori

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Tornare indietro su una decisione può essere imbarazzante, soprattutto se si tratta di un'azienda multimiliardaria, coinvolta in una tempesta politica, con gli investitori che analizzano ogni parola.

È questo il problema in cui si trova la Disney questa settimana, dopo avere sospeso il Jimmy Kimmel Live, uno dei talk show più famosi degli Stati Uniti e, poco dopo, deciso di rimetterlo in onda.

"Abbiamo trascorso gli ultimi giorni a conversare con Jimmy e dopo queste conversazioni abbiamo preso la decisione di riportare lo show martedì", ha dichiarato l'azienda.

La Disney, proprietaria della rete Abc che trasmette il programma di Kimmel, ha sospeso il presentatore la scorsa settimana dopo che aveva fatto battute in trasmissione sull'assassinio dell'influencer conservatore, Charlie Kirk.

La decisione è arrivata in particolare dopo le minacce del governo federale, che hanno scatenato polemiche sulla libertà di parola negli Usa. "Congratulazioni alla Abc per aver finalmente avuto il coraggio di fare ciò che andava fatto. Kimmel ha zero talento e ascolti peggiori persino di Colbert, se è possibile", aveva scritto il presidente Donald Trump sulla sua piattaforma Truth Social.

Tuttavia, nonostante i festeggiamenti di alcuni, lo stop al programma ha scatenato la rabbia di altri. Il prezzo delle azioni Disney è crollato in seguito all'annuncio, abbassando la valutazione dell'azienda.

La decisione è stata condannata da numerosi politici e da star di Hollywood. "Non si può andare in giro a licenziare qualcuno perché si ha paura o si cerca di leccare il culo a un'amministrazione autoritaria e criminale nello Studio Ovale", ha detto l'ex conduttore David Letterman.

"La pressione dei consumatori, ma anche dei sindacati legati al settore, è stata così forte che non sarebbe stato saggio mantenere la decisione", ha dichiarato a Euronews Joep Cornelissen, professore di comunicazione e gestione aziendale presso la Rotterdam School of Management dell'Università Erasmus.

Secondo Cornelissen uno dei motivi "potrebbe essere lo sviluppo di un personaggio, riconoscendo che la decisione era sbagliata e dimostrando che ora sostiene il principio della libertà di parola e l'importanza della satira in una società libera e democratica".

Tuttavia, secondo il docente, l'azienda potrebbe anche sostenere che "essendo ormai passato il momento critico, è possibile che lo show torni in onda".

Poco dopo l'apertura di Wall Street, le azioni Disney sono salite di circa l'1 per cento martedì. Ma - a parte le preoccupazioni morali - la Disney ha fatto una scelta commerciale intelligente decidendo di riportare Kimmel?

Due gruppi affiliati che trasmettevano il programma, Nexstar Media Group e Sinclair Broadcast group, hanno comunicato che non riprenderanno a trasmettere lo show in assenza di "garanzie sul rispetto e sul dialogo costruttivo".

Anche se nei prossimi giorni le preoccupazioni degli investitori dovessero rientrare, la Disney non è certo la prima azienda a trovarsi in un frangente simile. Euronews Business ha messo insieme alcune delle maggiori inversioni di rotta aziendali negli Usa.

Il rapido ritorno di Sam Altman a OpenAI

Nel 2023, OpenAI è stata messa in subbuglio quando l'amministratore delegato e cofondatore dell'azienda, Sam Altman, è stato estromesso dalla sua posizione per avere mentito al consiglio di amministrazione della società.

I membri hanno accusato Altman di non essere stato "costantemente sincero nelle sue comunicazioni", aggiungendo che non avevano più fiducia nella sua capacità di guidare l'azienda.

Molto rapidamente, tuttavia, il tono dell'azienda è cambiato, visto che tanti dipendenti di OpenAI avevano minacciato di dimettersi dopo l'allontanamento di Altman, incluso il cofondatore e presidente Greg Brockman che ha lasciato la società.

Poiché il produttore di ChatGPT temeva defezioni verso Microsoft, Altman è stato reintegrato pochi giorni dopo il suo licenziamento, e in seguito è stato raggiunto da Brockman.

All'inizio del 2024, un'indagine indipendente ha concluso che l'estromissione di Altman è stata una "conseguenza della rottura del rapporto e della perdita di fiducia" tra lui e il consiglio di amministrazione, anche se ha affermato che la sua condotta "non ha reso necessaria la rimozione".

OpenAI ha poi dato una scossa al consiglio di amministrazione, aggiungendo altri membri di sesso femminile, e ha dichiarato che avrebbe apportato "miglioramenti" alla struttura di governance dell'azienda.

I casi di Netflix e Coca Cola: le nuove idee non sempre funzionano

Per fare qualche esempio più in là negli anni, possiamo tornare a una gaffe fatta da Netflix. Il gigante dell'intrattenimento è nato come società di noleggio di Dvd alla fine degli anni '90, anche se il suo servizio di streaming ha preso a decollare circa un decennio dopo.

Quando Netflix notò questo cambiamento nel mercato, nel 2011 comunicò agli abbonati che avrebbe scorporato il suo servizio di consegna di dischi negli Stati Uniti e lo avrebbe ribattezzato Qwikster. L'azienda aveva avvertito che i clienti che volevano ancora ricevere Dvd e Blu Ray per posta avrebbero avuto bisogno di due account separati.

Circa un mese dopo, la delusione dei clienti fece cambiare idea all'azienda.

"C'è una differenza tra muoversi rapidamente, cosa che Netflix ha fatto molto bene per anni, e muoversi troppo rapidamente, cosa che abbiamo fatto in questo caso", dichiarò in proposito l'amministratore delegato di Neflix, Reed Hastings.

All'epoca, la rivista Rolling Stones affermò che Qwikster era con tutta probabilità il "peggior lancio di un prodotto dai tempi di New Coke".

L'errore della "New Coke" fa parte di una controversia ancora più vecchia. Nel 1985, la Coca-Cola annunciò che avrebbe cambiato la formula della sua bevanda originale nel tentativo di competere con la rivale Pepsi.

Secondo la rivista Time, il gusto più dolce scatenava fino a 8mila reclami telefonici al giorno. La ricetta tradizionale tornò 79 giorni dopo, grazie alle pressioni del pubblico.

Marcia indietro su inclusività e sostenibilità, da Bud Light a Harley-Davidson

I cambiamenti nella strategia aziendale si notano anche quando si tratta di principi di diversità, equità e inclusione (Dei). Con grande disappunto degli attivisti per i diritti, negli ultimi anni molte aziende hanno modificato il loro messaggio sull'inclusività, apparentemente in risposta ai cambiamenti del clima politico introdotti nelle presidenze di Donald Trump.

I gruppi conservatori Usa hanno fatto leva sul tormentone go woke, go broke, invitando i clienti a boicottare i marchi che promuovono politiche progressiste. Alcuni gruppi di destra sperano che, attraverso la pressione dell'opinione pubblica, i marchi riducano il loro sostegno all'uguaglianza di genere, razziale e LGBTQ+.

Aziende come Brown-Forman Corporation, creatrice del whisky Jack Daniel's, e la casa motociclistica Harley-Davidson hanno abbandonato gli impegni Dei. Anche il marchio di birra Bud Light, che ha fatto arrabbiare i conservatori dopo avere collaborato con l'attrice transgender Dylan Mulvaney, si è allontanato da messaggi forti sull'inclusività, concentrandosi invece sul più tradizionale branding americano.

Ad alimentare la narrazione della guerra culturale, spinta ulteriormente dal presidente Trump, sono anche le posizioni delle aziende sulla sostenibilità.

Da quando Trump è entrato in carica con l'impegno verso l'industria degli idrocarburi, simbolizzata nello slogan Drill, baby drill, diverse aziende hanno fatto marcia indietro sui loro impegni ambientali.

Il gigante petrolifero British Petroleum, ad esempio, ha dichiarato all'inizio dell'anno che avrebbe aumentato la spesa per il petrolio e il gas, tagliando gli investimenti nelle energie rinnovabili di circa il 70 per cento.

Anche diverse aziende automobilistiche stanno cambiando gli obiettivi in materia di veicoli elettrici, in parte a causa delle sfide legate alle infrastrutture e alla domanda.

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