I prezzi del greggio hanno ampliato le perdite in seguito alle notizie secondo cui l'Opec+ starebbe valutando un ulteriore aumento della produzione a luglio, in vista dei colloqui Usa-Iran sul nucleare
Giovedì i prezzi del greggio sono scesi per il terzo giorno consecutivo in vista dei colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran in programma dalle 13 a Roma. Gli operatori sono sempre più preoccupati per il possibile ritorno delle forniture di petrolio dall'Iran, che detiene circa un terzo delle riserve mondiali di petrolio.
Ad aumentare la pressione, un rapporto di Bloomberg ha dichiarato che l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati (Opec+) sta prendendo in considerazione un terzo aumento consecutivo della produzione a luglio, aggravando i timori di un eccesso di offerta sul mercato.
I prezzi del petrolio hanno continuato a scendere durante la sessione asiatica di venerdì. Alle 4:40 CEST, i futures del Brent erano in calo dello 0,59% a 64,06 dollari al barile, mentre i futures del West Texas Intermediate (WTI) sono scesi dello 0,6% a 60,83 dollari al barile, toccando entrambi i livelli più bassi da oltre una settimana.
Il potenziale eccesso di offerta mette in ombra le tensioni geopolitiche
Nelle ultime settimane i prezzi del greggio hanno registrato una notevole volatilità, in quanto gli operatori di mercato soppesano le crescenti tensioni geopolitiche e l'aumento dell'offerta da parte dei principali Paesi produttori di petrolio. Anche fattori macroeconomici più ampi, come l'allentamento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e la rinnovata vendita di Treasury statunitensi, hanno influenzato i movimenti del mercato petrolifero.
All'inizio della settimana, i prezzi hanno subito una breve impennata in seguito a una notizia della Cnn secondo cui Israele si stava preparando a lanciare attacchi contro le strutture nucleari iraniane, citando fonti di intelligence statunitensi. Tuttavia, il rally si è rivelato di breve durata, con gli analisti che hanno suggerito che l'avvertimento potrebbe essere stato una mossa strategica degli Stati Uniti per esercitare pressione sull'Iran in vista dei negoziati sul nucleare.
La spinta geopolitica è stata rapidamente oscurata mercoledì dai dati che hanno mostrato un aumento delle scorte di greggio negli Stati Uniti. Secondo l'Energy Information Administration (Eia), le scorte di petrolio statunitensi sono salite a 443,2 milioni di barili nella settimana conclusasi il 16 maggio, il livello più alto dal luglio 2024. Il rapporto ha anche indicato che le importazioni nette di greggio degli Stati Uniti sono aumentate per la terza settimana consecutiva, mentre la domanda interna è rimasta più debole del previsto.
L'Opec+ potrebbe accelerare il rialzo della produzione
La notizia di una possibile accelerazione dell'aumento della produzione da parte dell'Opec+ ha fatto scendere ulteriormente il prezzo del petrolio giovedì. Il cartello della produzione di petrolio starebbe valutando di aumentare la produzione di greggio di 411mila barili al giorno (bpd) a luglio. La decisione dovrà essere presa il primo giugno, quando il gruppo terrà la prossima riunione.
Il gruppo, che rappresenta circa il 40% dell'offerta globale di petrolio, ha ridotto congiuntamente la produzione di circa 2,2 milioni di bpd nel 2023. La riduzione graduale, più rapida del previsto, è iniziata con un aumento di 135mila bpd in aprile, per poi triplicare a 411mila bpd in maggio e giugno. L'accelerazione è vista come una misura punitiva contro i membri che non hanno rispettato le quote di produzione concordate, con il Kazakistan e l'Iraq identificati come recenti sovraproduttori.
I prezzi del greggio sono costantemente scesi dopo gli annunci dell'Opec+ di aumenti di produzione più consistenti del previsto, sia in aprile che in maggio. Tuttavia, la potenziale decisione di luglio potrebbe essere già stata prezzata dai mercati, a meno che il gruppo non sorprenda gli operatori con un aumento dell'offerta ancora più aggressivo.
Le prospettive della domanda rimangono deboli
Le prospettive della domanda rimangono fragili tra le continue preoccupazioni per il rallentamento della crescita globale, in particolare a causa dei dazi statunitensi. I prezzi del greggio erano già scesi ai minimi di quattro anni il 9 aprile e di nuovo il 5 maggio. Il mercato petrolifero è rimbalzato dopo i colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina all'inizio del mese, quando le due maggiori economie mondiali hanno raggiunto un accordo per sospendere le tariffe doganali per 90 giorni.
Sebbene la pressione a breve termine rimanga guidata dall'offerta, c'è un cauto ottimismo sul fatto che una ripresa sostenuta del sentimento di mercato, guidata da ulteriori progressi nei negoziati tariffari statunitensi, potrebbe sostenere una ripresa della domanda di petrolio.
"Sebbene le pressioni immediate provengano dal lato dell'offerta, ritengo che a più lungo termine ulteriori progressi nei negoziati tariffari degli Stati Uniti con i partner chiave potrebbero ravvivare la domanda e offrire un sostegno più significativo al petrolio", ha dichiarato Dilin Wu, research strategist di Pepperstone Australia.