La Cina non è l'unica vittima del "bullismo commerciale" degli Stati Uniti, tuonano dal Ministero degli Esteri cinese, dopo che Donald Trump ha applicato una tariffa del 5% su tutte le importazioni messicane
La Cina non è l'unica vittima del "bullismo commerciale" degli Stati Uniti, tuonano dal Ministero degli Esteri asiatico, dopo che Donald Trump ha applicato una tariffa del 5% su tutte le importazioni messicane.
La Cina inizierà ad applicare dal 1 giugno una serie di dazi, inclusi tra il 5% e il 25%, su 60 miliardi di dollari di importazioni 'made in Usa', in risposta alle tariffe al 25% imposte dall'Amministrazione Trump su prodotti 'made in China' per 200 miliardi di dollari.
"Le misure che adottiamo - dice il portavoce del Ministero degli Affari Esteri cinese, Geng Shuang - non stanno solo salvaguardando i nostri legittimi diritti e interessi, ma anche mantenendo il multilateralismo e il sistema globale di libero scambio".
In risposta a Trump, per il quale le aziende in Cina stanno trasferendo la loro attività in altre parti dell'Asia dove non esiste alcuna tariffa e la Cina sta diventando "una nazione indebolita", Geng ha poi condannato il commento, biasimando anche le osservazioni di un portavoce del Dipartimento di Stato americano che ha definito la protesta di piazza Tiananmen nel 1989 "un massacro totale".
"È un'accusa ingiustificata contro il Governo cinese e un'interferenza negli Affari interni della Cina", ha affermato.
In base alla circolare dell'Amministrazione generale delle Dogane cinesi, il provvedimento colpirà un totale di 5.410 prodotti.
Dal Ministero del Commercio, inoltre, fanno sapere che verrà presto diramata una lista nera delle "entità straniere che danneggiano i diritti delle compagnie" del Paese.