L'Ucraina ha profuso enormi sforzi nello sviluppo di armi ed è diventata rapidamente un centro globale per l'innovazione della difesa
L’Ucraina ha inflitto colpi mirati alle infrastrutture petrolifere russe con missili a lungo raggio e sciami di droni, costringendo Mosca ad aumentare le importazioni di carburante, ha dichiarato il presidente Volodymyr Zelensky in un briefing recente.
Secondo il leader ucraino, le perdite nelle forniture potrebbero arrivare fino al 20 per cento e indicano che le operazioni ucraine stanno producendo effetti concreti sulla capacità logistica russa.
Zelensky ha citato come esempi di successo il missile cruise ucraino Palianytsia (o Paliantysia) — definito capace di colpire depositi e centri logistici — e il drone-missile Ruta, che secondo il presidente avrebbe per la prima volta raggiunto e danneggiato una piattaforma petrolifera offshore a oltre 250 km di distanza. Le forze ucraine avrebbero inoltre impiegato sciami di droni Liutyi e Fire Point, con operazioni che avrebbero coinvolto fino a 300 unità per attacco, e sistemi da crociera e anti-nave come Neptune e il più recente Flamingo.
I segnali commerciali confermano un aumento degli approvvigionamenti esteri: fonti ucraine e rapporti giornalistici sostengono che la Russia abbia incrementato fortemente le importazioni di benzina dalla Bielorussia e da altri paesi, rimuovendo temporaneamente alcuni dazi per accelerare i rifornimenti e acquistando anche carburante dalla Cina. Per Kiev questa è una prova tangibile dell’impatto delle azioni contro depositi, raffinerie e infrastrutture logistiche russe.
Sul piano operativo, secondo Kiev le incursioni non si limitano a colpi singoli: la combinazione di missili a lungo raggio e sciami dronici mira a degradare la capacità di stoccaggio, raffinazione e trasporto del carburante, rendendo più difficili la distribuzione interna e le operazioni militari russe. I rapporti ucraini sottolineano che molte delle ultime azioni sono state progettate per colpire depositi militari e nodi logistici piuttosto che soltanto impianti civili.
Mosca non ha rilasciato commenti dettagliati sull’entità delle perdite di carburante attribuite agli attacchi ucraini. Va ricordato che, in passato, il Cremlino ha spesso sottostimato o classificato come "incidenti" i danni alle sue infrastrutture; d’altro canto, indipendentemente dalle cifre esatte, i flussi commerciali — più importazioni dalla Bielorussia e dalla Cina — sono un indicatore economico osservabile che suggerisce pressioni sulla catena di approvvigionamento energetico russa.
L’annuncio arriva in un momento in cui Kiev chiede armi occidentali a più lungo raggio: Zelensky ha ribadito la richiesta di sistemi come i Tomahawk statunitensi, in grado di proiettare potenza su grande distanza e di colpire target strategici con testate maggiori. Washington ha finora mostrato cautela nelle consegne di armi con capacità di attacco profondo nel territorio russo, ma la questione resta oggetto di discussione tecnica e politica.
Sul fronte interno ucraino, Zelensky ha anche riferito che le operazioni sul terreno — in particolare le azioni intorno a Pokrovsk e Dobropillia nel Donetsk orientale — avrebbero ostacolato la campagna offensiva russa prevista per l’autunno, definendo il contrattacco "difficile ma tempestivo e di successo".
Parallelamente, Kiev si prepara all’inverno rafforzando piani di emergenza per la sua infrastruttura del gas: aumento dell’estrazione interna (piano A) e possibile ricorso a importazioni (piano B) se necessario.
Che cosa cambia sul piano strategico? Se confermate, le capacità ucraine di colpire impianti energetici oltre i confini significherebbero un’ulteriore pressione sui costi e sulla logistica russa e potrebbero spingere Mosca a rispondere con misure difensive rafforzate o con attacchi mirati a infrastrutture ucraine.
Allo stesso tempo, la diffusione e la produzione nazionale di sistemi come Palianytsia, Ruta, Liutyi e Flamingo evidenziano come l’industria della difesa ucraina sia diventata un elemento centrale del conflitto.