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Iran, giustiziato un presunto informatore del Mossad: “Ha facilitato l’uccisione di uno scienziato nucleare”

  Agenti di polizia iraniani circondano la corda che verrà usata per l'esecuzione pubblica di Mohammad Biji, condannato per aver violentato e ucciso 16 bambini, a Pakdasht, in Iran, mercoledì 16 marzo 2005.
Agenti di polizia iraniani circondano la corda che verrà usata per l'esecuzione pubblica di Mohammad Biji, condannato per aver violentato e ucciso 16 bambini, a Pakdasht, in Iran, mercoledì 16 marzo 2005. Diritti d'autore  VAHID SALEMI/AP2005
Diritti d'autore VAHID SALEMI/AP2005
Di يورونيوز
Pubblicato il
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In un contesto di altissima tensione con Israele, Teheran ha impiccato un uomo accusato di spionaggio per il Mossad. Altri due prigionieri politici del Mek sono stati giustiziati a luglio

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Le autorità iraniane hanno annunciato l’esecuzione per impiccagione di un uomo accusato di spionaggio per conto del Mossad, l’intelligence israeliana. Secondo l’agenzia filogovernativa Mizan Online, l’uomo – identificato solo come Wadi – lavorava all’interno di un’istituzione “chiave e sensibile” in Iran, con accesso a informazioni segrete.

Le informazioni fornite a Israele, ha riferito Mizan, hanno contribuito all’uccisione di uno scienziato nucleare iraniano, nel contesto della recente escalation militare tra Teheran e Tel Aviv. L’uomo sarebbe stato reclutato online dal Mossad, ma nessun dettaglio è stato fornito sulla data dell’arresto o della sentenza.

Escalation militare e repressione interna

L’impiccagione avviene mentre le tensioni tra Iran e Israele hanno raggiunto un livello senza precedenti. A giugno, Israele ha lanciato attacchi coordinati contro obiettivi militari e nucleari iraniani, uccidendo almeno dieci scienziati e comandanti. Teheran ha risposto con una massiccia offensiva missilistica e l’utilizzo di droni.

Parallelamente, l’Iran ha avviato una campagna di repressione interna, arrestando decine di persone accusate di collaborazione con Israele. Solo nella provincia di Lorestan, 87 persone sono state arrestate con accuse di sabotaggio, spionaggio e possesso di esplosivi.

Giustiziati due membri del Mek

Il 27 luglio, due prigionieri politici affiliati al Mek (Mojahedin del popolo iraniano) sono stati giustiziati con l’accusa di aver fabbricato ordigni e pianificato attacchi contro civili. La decisione ha suscitato la ferma condanna del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (Ncri), che ha definito l’esecuzione “un crimine brutale” e una strategia per terrorizzare la società e reprimere il dissenso.

Il Mek, movimento di opposizione in esilio con sede a Parigi, è classificato dal regime come organizzazione terroristica ma gode di un crescente sostegno internazionale, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.

Amnistia (quasi) scaduta

Nel tentativo di contenere ulteriori fughe di informazioni, a giugno il Consiglio di sicurezza nazionale iraniano ha offerto un’amnistia a chiunque avesse collaborato con Israele, a condizione di consegnare i droni in loro possesso entro il 1° luglio. Non è chiaro quanti – se qualcuno – abbiano accettato l’offerta.

Mentre la guerra ombra tra Iran e Israele si intensifica, il regime iraniano sembra determinato a colpire duramente sia sul fronte esterno che interno, con esecuzioni pubbliche, retate e intimidazioni nei confronti dell’opposizione e della popolazione.

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