Negli attacchi contro Israele, i missili e i droni sparati dall'Iran hanno rivelato alcuni limiti dei sistemi israeliani. Iron Dome e le altre difese anti-missile hanno mancato all'incirca un missile su dieci. Perché? Potrebbe esserci un cambio di paradigma nella guerra in Medio Oriente?
L'attacco iraniano a Israele non è stato solo un attacco missilistico, ma un messaggio strategico che ha portato con sé un cambiamento fondamentale nell'equilibrio militare della regione.
L'Iran ha usato direttamente missili balistici ipersonici e droni suicidi per colpire siti in profondità in Israele, prendendo di mira non solo le infrastrutture, ma anche le capacità strategiche di difesa considerate tradizionalmente una fortezza per Israele.
Nonostante Israele abbia respinto gli attacchi nel complesso, le esplosioni all'interno del territorio israeliano e l'ammissione che almeno 35 missili sui circa 400 sparati dall'Iran hanno bucato la contraerea hanno sollevato interrogativi sulla capacità nazionali di difesa.
I missili dell'Iran su Israele: una prova di deterrenza e un test
L'attacco iraniano sembra essere stato regolato da chiare regole strategiche:
- dimostrare la capacità di colpire direttamente Israele e in profondità, non solo tramite le milizie affiliate attive nei Paesi confinanti;
- testare l'efficacia del sistema di difesa israeliano sotto alta pressione;
- inviare a Israele e all'Occidente il messaggio che l'Iran non accetta più la deterrenza convenzionale.
Come funziona Iron Dome e perché sembra avere fallito?
Iron Dome è un sistema di difesa missilistica progettato per intercettare razzi, mortai e artiglieria a corto raggio (5-70 km), prima che raggiungano il bersaglio, tipicamente i razzi sparati dalle milizie palestinesi.
Questa Cupola di ferro (Kipat Barzel in ebraico) si basa su radar avanzati per rilevare i missili e determinare la loro pericolosità per sparare in caso un intercettore per neutralizzarli in aria.
Tuttavia, questo sistema, non è progettato per affrontare missili balistici ad alta velocità che escono dall'atmosfera.
I missili iraniani, come il Fateh-313 e il Qiam-1, hanno caratteristiche tecniche che li rendono difficili da intercettare in quanto:
- viaggiano a 12 volte la velocità del suono;
- volano a un'altitudine molto elevata fuori dall'atmosfera;
- impiegano poco per raggiungere l'obiettivo (un minimo di 6 minuti);
- seguono una traiettoria non lineare e meno prevedibile.
Queste caratteristiche limitano l'efficacia di sistemi come Iron Dome, soprattutto se non sono integrati con sistemi di difesa di livello superiore come i Patriot statunitensi.
In particolare, il sistema conta su un massimo di 60 intercettori e Israele ne ha in tutto dieci batterie. Per questo Israele ha sviluppato tre livelli ulteriori di difese anti-missile.
Per i missili balistici come quelli iraniani entrano in funzione dunque le difese a maggiore gittata, conosciute come Arrow 2 e 3 e David's Sling, (noti come Hetz e Kelah Da'vid, in ebraico).
Per l'Iran il fattore decisivo per penetrare la corazza israeliana è stato dunque lanciare simultaneamente un gran numero di missili e droni, per costringere il sistema di difesa a fare delle scelte.
Normalmente le traiettorie che finiscono in aree disabitate o considerate non rilevanti vengono lasciati passare.
Il contro di questa strategia è che si ritiene l'Iran sia dotato di un arsenale di circa 2mila missili, di cui un quinto è già stato utilizzato negli ultimi sei giorni.