I caccia israeliani colpiscono la regione di Nabatieh nel sud del Libano con più di venti raid aerei. Tel Aviv punta a depositi di armi e tunnel di Hezbollah. Condanna del premier libanese Nawaf Salam
Una nuova e intensa ondata di violenza ha colpito il sud del Libano nelle ultime ore, quando caccia israeliani hanno lanciato una serie di pesanti raid aerei sui villaggi attorno alla città di Nabatieh.
Secondo quanto riferito da una fonte militare israeliana, l’operazione sarebbe stata una delle più estese delle ultime settimane e mirata a colpire infrastrutture strategiche appartenenti al movimento sciita Hezbollah. I media israeliani hanno parlato di almeno venti attacchi condotti in due distinte ondate, che hanno interessato aree sospettate di ospitare depositi di armi e tunnel sotterranei utilizzati dal gruppo armato libanese.
Un funzionario della sicurezza israeliana ha confermato che l’azione militare aveva come obiettivo un complesso militare nella zona di Nabatieh, ritenuto cruciale per le attività logistiche e belliche di Hezbollah. “La struttura colpita includeva sistemi di stoccaggio di armi e reti di tunnel sotterranei”, ha spiegato la fonte, sottolineando che l’operazione rientra nel quadro di una strategia volta a prevenire il rafforzamento dell’organizzazione lungo il confine settentrionale di Israele.
L’offensiva di Tel Aviv continua: "Guerra preventiva"
Il Comando settentrionale dell’esercito israeliano ha ribadito l’intenzione di proseguire con la propria politica offensiva nei confronti di Hezbollah, definito “l’acerrimo nemico di Israele”.
In una nota, i vertici militari hanno affermato che la recente campagna aerea rappresenta solo un tassello di una più ampia strategia di contenimento e neutralizzazione, soprattutto in un momento in cui il gruppo armato sciita sarebbe in fase di riorganizzazione interna. Tra gli elementi citati figura anche l’uccisione del segretario generale Hassan Nasrallah, un evento che ha profondamente scosso la leadership dell’organizzazione, già indebolita dal cambiamento degli equilibri regionali e dal crollo del regime siriano di Bashar al-Assad, storico alleato di Hezbollah.
Fonti israeliane parlano di un contesto in cui la deterrenza non è più sufficiente e dove si rende necessaria un’azione continua, volta a colpire preventivamente ogni possibile minaccia. Le operazioni aeree nel sud del Libano sarebbero dunque parte di una più ampia campagna di logoramento, finalizzata a smantellare l’infrastruttura militare di Hezbollah prima che possa rappresentare un rischio concreto per la sicurezza dello Stato ebraico.
Il Libano accusa Israele di violazione della sovranità
Dall’altra parte del confine, la reazione non si è fatta attendere. Il primo ministro libanese Nawaf Salam ha duramente condannato i raid aerei israeliani, definendoli “una grave violazione della sovranità nazionale”. In una dichiarazione ufficiale, Salam ha esortato la comunità internazionale a intervenire per fermare le aggressioni e ha sottolineato l’urgenza di rilanciare il processo politico per porre fine all’occupazione israeliana di territori libanesi. Il premier ha inoltre ribadito l’impegno del governo nel perseguire tutte le vie diplomatiche possibili per ottenere il completo ritiro delle forze israeliane, richiamandosi alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, adottata nel 2006 dopo la guerra tra Israele e Hezbollah.
Il Libano si trova in una posizione sempre più delicata, schiacciato tra le tensioni regionali e le fragilità interne di un Paese ancora provato dalla crisi economica e politica. Gli attacchi israeliani potrebbero inasprire ulteriormente la situazione, alimentando un’escalation che rischia di travolgere l’intera area. Il timore di una nuova guerra su vasta scala resta alto, mentre l’ombra del conflitto tra Israele e Hezbollah si fa sempre più concreta.