Il ministro iraniano Araghchi si reca in Pakistan per mediare tra Nuova Delhi e Islamabad dopo l’attacco terroristico in Kashmir. Guterres e la comunità internazionale invocano moderazione
Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha avviato una missione diplomatica in Pakistan lunedì, nel tentativo di allentare le tensioni tra Islamabad e Nuova Delhi dopo il sanguinoso attentato del 22 aprile a Pahalgam, nella regione del Kashmir controllata dall'India, dove hanno perso la vita 26 persone, per lo più turisti indù.
Teheran si propone come mediatore in un momento di estrema delicatezza, vista la potenziale escalation tra due potenze nucleari storicamente rivali. La visita di Araghchi è la prima da parte di un alto rappresentante straniero dall’escalation recente.
Incontri diplomatici e appello alla distensione
Araghchi ha incontrato separatamente il presidente pakistano Asif Ali Zardari e il primo ministro Shehbaz Sharif, i quali hanno espresso gratitudine per l’iniziativa iraniana. Secondo quanto riportato dai media statali, il diplomatico iraniano proseguirà la missione visitando anche l’India nei prossimi giorni, nel tentativo di mantenere aperto un canale di dialogo.
Nel frattempo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha rivolto un appello urgente alla calma: "Una soluzione militare non è una soluzione", ha dichiarato, invitando le parti ad "esercitare la massima moderazione" e ribadendo la disponibilità dell’ONU a sostenere ogni iniziativa di de-escalation.
Pakistan in allerta e scambio di accuse
A Islamabad cresce l’apprensione. Il governo ha messo l’esercito in stato di allerta dopo che il ministro del Gabinetto Attaullah Tarar ha riferito di potenziali minacce di un attacco indiano basato su fonti di intelligence. In un discorso televisivo, il ministro degli Esteri pakistano Ishaq Dar ha dichiarato che "il Pakistan eserciterà la massima moderazione, ma risponderà adeguatamente a qualsiasi azione avventata dell'India".
Dar ha anche rigettato le accuse indiane che vorrebbero Islamabad coinvolta nell’attacco in Kashmir, ribadendo che "non saremo noi a compiere il primo passo verso un’escalation". Ha inoltre denunciato un tentativo di violazione dello spazio aereo da parte di jet militari indiani lo scorso 29 aprile, prontamente respinto dalla difesa aerea pakistana.
India silente, ma riceve il sostegno di Mosca
Da parte indiana, nessuna risposta ufficiale alle accuse pakistane, ma il portavoce del Ministero degli Esteri indiano, Randhir Jaiswal, ha reso noto su X che il presidente russo Vladimir Putin ha espresso pieno sostegno al primo ministro indiano Narendra Modi, condannando “con forza” l’attacco terroristico a Pahalgam.
Il nodo del Kashmir resta irrisolto
Il Kashmir rimane la principale fonte di tensione tra India e Pakistan. Entrambe le nazioni rivendicano l’intero territorio himalayano, diviso de facto ma unificato nella contesa. Dalla fine degli anni Ottanta, gruppi militanti islamici combattono contro il controllo indiano nella regione, con il sostegno implicito o esplicito di una parte della popolazione musulmana locale.
L’episodio di aprile ha riacceso le tensioni storiche, alimentando sospetti reciproci e timori di nuove escalation. La comunità internazionale osserva con apprensione, mentre la diplomazia tenta di evitare una crisi irreversibile.