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Israele pronto ad espandere offensiva a Gaza se Hamas rifiuta il cessate il fuoco

Bambini palestinesi in fila in attesa di cibo donato in un centro di distribuzione a Nuseirat, Striscia di Gaza, 11 aprile 2025
Bambini palestinesi in fila in attesa di cibo donato in un centro di distribuzione a Nuseirat, Striscia di Gaza, 11 aprile 2025 Diritti d'autore  AP Photo/Abdel Kareem Hana
Diritti d'autore AP Photo/Abdel Kareem Hana
Di Emma De Ruiter
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Israele avverte che allargherà l’offensiva a Gaza se Hamas respingerà l’ultimo cessate il fuoco di 45 giorni e il rilascio di ostaggi. Nella Striscia non arrivano gli aiuti

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Israele entrerà in una nuova fase militare ed estenderà le operazioni nella Striscia di Gaza se il movimento islamista palestinese Hamas non accetterà l’ultimo accordo di cessate il fuoco temporaneo e lo scambio di prigionieri. A dichiararlo è il ministro della Difesa Israel Katz in un post su X: “Se Hamas continuerà con la sua ostinazione, l’operazione (a Gaza) si espanderà e passerà alle fasi successive”.

Martedì Hamas ha respinto l’offerta israeliana di un cessate il fuoco di 45 giorni e il rilascio di metà degli ostaggi ancora vivi. Il piano non prevedeva il ritiro delle forze israeliane né la fine della guerra, condizioni imprescindibili per Hamas, e richiedeva il disarmo del movimento islamista a Gaza, linea rossa per i palestinesi.

Katz ha aggiunto che per la prima volta anche l’Egitto, insieme a Qatar e Stati Uniti mediatore dei negoziati, ha indicato il disarmo di Hamas e la smilitarizzazione di Gaza come prerequisito per un accordo e la cessazione delle ostilità.

Aiuti col contagocce

La vita quotidiana a Gaza sta diventando sempre più disastrosa. I palestinesi sono rimasti per oltre un mese senza accesso ad aiuti umanitari, mentre la popolazione soffre per la mancanza di cibo, acqua, medicine e beni di prima necessità.

L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha avvertito questa settimana che la situazione è "probabilmente la peggiore degli ultimi 18 mesi dallo scoppio delle ostilità".

Dal 2 marzo, nessun camion con aiuti è riuscito a entrare nell’enclave, dopo che Israele ha imposto un blocco e rinnovato la sua offensiva militare contro Hamas in tutta la Striscia di Gaza.

Giovedì Hamas ha accusato Israele di usare "la carestia come arma". Le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che ieri ha escluso la possibilità di consentire nuovamente l'ingresso degli aiuti a Gaza, sono "una nuova ammissione pubblica di un crimine di guerra", ha affermato Hamas in una nota.

Nelle ultime ore sono continuati gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, tra cui uno nella zona di Jabalia, nel nord della Striscia, che ha ucciso almeno sette persone, inclusi bambini.

La storia di Mohammed, sfollato a casa

Due mesi fa, Euronews aveva parlato con Mohammed, 22 anni, che era riuscito a tornare alla sua casa nel nord di Gaza dopo 15 mesi di sfollamento, grazie a un cessate il fuoco di otto settimane tra Israele e Hamas. Era stato sfollato quattro volte, come oltre mezzo milione di palestinesi che hanno compiuto il lungo viaggio di ritorno verso nord attraversando il corridoio di Netzarim, riaperto da Israele a febbraio.

La casa di Mohammed è stata completamente distrutta, ma il giovane si è detto comunque grato di avere ancora un tetto sulla testa: “Stiamo vivendo per miracolo e rischiamo tutto, io, la mia famiglia, i figli di mia sorella, solo per ripararci dalle difficoltà dell’inverno”, aveva raccontato.

La casa della famiglia di Mohammed nel nord di Gaza al suo ritorno a febbraio durante un cessate il fuoco di otto settimane tra Israele e Hamas
La casa della famiglia di Mohammed nel nord di Gaza al suo ritorno a febbraio durante un cessate il fuoco di otto settimane tra Israele e Hamas Euronews

Nuovi attacchi, nuova fuga

Ma appena un mese dopo, con la fine del cessate il fuoco, Mohammed è stato costretto a fuggire di nuovo. La notte del 20 marzo, mentre si preparava per il digiuno del Ramadan, la sua casa è stata colpita di nuovo.

“È stato scioccante perché è arrivato all’improvviso”, racconta. L’attacco è stato preceduto dal cosiddetto "Roof knocking", una tattica usata dall’esercito israeliano per avvertire i civili di evacuare, descritta dall’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale di Tel Aviv come il lancio di un piccolo missile non letale per segnalare un imminente bombardamento.

Israele impiega questa tecnica fin dalla guerra di Gaza del 2008, sostenendo che serva a ridurre le vittime civili. Tuttavia, secondo Amnesty International, tale metodo può causare gravi danni a proprietà e infrastrutture civili senza giustificazioni militari chiare.

“Ora la mia casa è solo macerie, invivibile”, dice Mohammed. “Se questa guerra dovesse mai finire, non mi rimarrebbe nessun posto dove vivere”.

I nipoti di Mohammed condividono un piatto di riso
I nipoti di Mohammed condividono un piatto di riso Euronews

Una tenda in prestito

Dopo l’attacco, la famiglia di Mohammed è rimasta senza riparo per due settimane. Solo recentemente è riuscito a ottenere, con grandi difficoltà, una tenda temporanea. “Non è nemmeno mia, appartiene a qualcun altro e mi è stato permesso di usarla solo temporaneamente”, ha spiegato il 22enne.

Nemmeno la tendopoli in cui si è rifugiato è al sicuro. “Non molto tempo fa, c’è stato un bombardamento nel mio campo. L’attacco ha colpito un’area a circa cinque tende da me”.

Fame, malnutrizione e rischio epidemie

La situazione umanitaria a Gaza continua a deteriorarsi. I prezzi del cibo e delle medicine sono saliti alle stelle. Mohammed riesce a procurarsi circa un chilogrammo di riso al giorno per sfamare sé stesso, sua madre, sua sorella e i suoi quattro figli.

L’Unicef ha lanciato l’allarme: “Si prevede un aumento della malnutrizione, delle malattie e di altre condizioni prevenibili, aumentando il rischio di morti infantili evitabili”. L’agenzia aggiunge che il latte artificiale disponibile basta per appena 400 bambini, mentre quasi 10mila neonati sotto i sei mesi non sono allattati esclusivamente al seno.

Le autorità israeliane hanno dichiarato che il blocco mira a limitare le risorse a disposizione di Hamas e aumentare la pressione affinché il gruppo militante rilasci gli ostaggi presi durante l’attacco del 7 ottobre 2023, che ha innescato l’attuale guerra.

Gli aiuti umanitari che non possono raggiungere Gaza

“L’Unicef ha migliaia di pallet di aiuti in attesa di entrare nella Striscia di Gaza”, ha affermato Edouard Beigbeder, direttore regionale dell’Agenzia per il Medio Oriente e il Nord Africa. “La maggior parte di questi aiuti sono salvavita, ma invece di salvare vite umane, sono fermi in magazzino. Devono poter entrare immediatamente. Non si tratta di una scelta o di carità, ma di un obbligo ai sensi del diritto internazionale”.

La scorsa settimana, i capi di sette agenzie delle Nazioni Unite hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui chiedono un’azione urgente per proteggere i civili a Gaza. “Stiamo assistendo ad atti di guerra che mostrano un totale disprezzo per la vita umana”, hanno scritto.

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