Secondo Walz, consigliere del presidente degli Stati Uniti Trump, i raid americani sulle postazioni degli Houti nello Yemen avrebbero provocato l'uccisione dei principali leader del gruppo ribelle
Non si arrestano gli attacchi aerei degli Stati Uniti sulle postazioni dei ribelli Houthi in tutto lo Yemen. Secondo quanto riferito dallo stesso gruppo attraverso l'agenzia di stampa SABA, un raid nella capitale Sanaa, apparentemente sferrato proprio dalle forze armate americane, avrebbe ucciso almeno una persona e ne ha ferite almeno dieci.
Un filmato mostra un edificio distrutto e macerie
Un filmato diffuso dall'agenzia mostra la distruzione di un edificio e macchie di sangue sul terreno pieno di macerie. Un altro stabile vicino è rimasto invece intatto, il che lascia ipotizzare che possa essere stata utilizzata una testata non particolarmente potente nel raid.
Tuttavia, non sono stati resi noti i dettagli su obiettivi specifici degli attacchi aerei statunitensi. Il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump, Mike Waltz, ha però affermato che sarebbero stati eliminati i principali leader degli Houthi, compreso il loro massimo esperto di missili. La notizia, tuttavia, non è stata confermata dai ribelli yemeniti; va però tenuto conto del fatto che in passato le perdite e gli impatti dei raid americani erano stati minimizzati.
Walz: "Attaccato il quartier generale degli Houti"
Secondo Walz ad essere attaccato è stato il quartier generale degli Houti: “Abbiamo colpito - ha dichiarato - nodi di comunicazione, fabbriche di armi e persino alcuni dei loro impianti di produzione di droni in mare”.
Gli Houthi hanno anche riferito che attacchi aerei statunitensi avrebbero preso di mira la città di Sa'da e i suoi dintorni, considerati una roccaforte del gruppo, così come Hodeida, una città portuale chiave sul Mar Rosso, e la provincia di Marib, sede di giacimenti di petrolio e gas controllati dalle forze fedeli al governo in esilio dello Yemen.
I bombardamenti aerei degli Stati Uniti hanno già ucciso almeno 53 persone
La campagna di bombardamenti aerei degli Stati Uniti - che ha ucciso almeno 53 persone dal suo avvio il 15 marzo - ha fatto seguito alle minacce degli Houthi di riprendere a colpire le navi “israeliane” a causa del blocco degli aiuti a Gaza da parte di Tel Aviv. In passato gli Houthi hanno usato una definizione ampia di “navi israeliane”, sollevando la preoccupazione che altre imbarcazioni potessero essere a rischio.
Tra il novembre 2023 e il gennaio di quest'anno, gli Houthi hanno preso di mira più di cento natanti mercantili, affondandone due e uccidendo quattro marinai. Hanno anche lanciato attacchi contro navi da guerra statunitensi, benché nessuno abbia avuto successo. Un'escalation che è stata accompagnata anche dalla repressione del dissenso e ostacoli al lavoro di operatori umanitari, in un contesto estremamente difficile per i civili, che da quasi un decennio vivono in guerra.