Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi, le due giornaliste che rivelarono la morte di Mahsa Amini nel 2022, sono state graziate dall'ayatollah Ali Khamenei. La morte della giovane, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale, scatenò un'ondata di proteste nel Paese
Martedì la Corte d'appello provinciale di Teheran ha dichiarato chiusi in via definitiva i casi di Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi, le due giornaliste iraniane arrestate e condannate per avere diffuso le notizie e le foto della morte di Mahsa Amini.
La giovane iraniana, 22 anni e di etnia curda per cui era nota anche come Jina, morì nel 2022 per gli abusi subiti mentre era sotto custodia della polizia morale per non avere indossato correttamente il velo islamico.
La morte di Amini aveva dato il via a una forte ondata di proteste in tutto l'Iran contro la repressione delle donne e dei diritti civili.
La Guida Suprema dell'Iran Khamenei ha approvato diversi provvedimenti di grazia, tra cui quelli delli due reporter, in occasione del 46esimo anniversario della Rivoluzione islamica in Iran.
Di cosa erano accusate le giornaliste Hamedi e Mohammadi
Dopo l'arresto di Amini, testimoni oculari avevano dichiarato che la giovane era stata picchiata dagli agenti e aveva battuto la testa.
Hamedi era riuscita a entrare nell'ospedale in cui era ricoverata la donna, pubblicando su un quotidiano locale la notizia della sua morte. Mohammadi aveva invece dato conto su un'altra pubblicazione del funerale di Amini.
A Hamedi, 31 anni, e Mohammadi, 36 anni, è stata concessa la grazia dalle imputatazioni di "collusione contro la sicurezza nazionale" e di "propaganda contro il regime", per cui erano state condannate nell'ottobre del 2023, rispettivamente a 13 e 12 anni di carcere.
Secondo media locali, le due donne avevano fatto domanda di grazia lo scorso novembre, impegnandosi a non commettere nuove violazioni della legge. Nel frattempo, una petizione per la loro liberazione aveva raccolto decine di migliaia di firme.
Le due giornaliste erano state rimesse in libertà su cauzione a inizio 2024, dopo 17 mesi di detenzione nel carcere di Evin a Teheran. Nell'ottobre scorso la pena era stata ridotta per entrambe a cinque ann di reclusione, dopo l'assoluzione da un altro capo di accusa, quello di avere collaborato con il governo degli Stati Uniti, considerato "ostile" dall'Iran.
Il regime iraniano aveva accusato Washington di avere fomentato le proteste di piazza seguite alla morte di Amini, ma la Casa Bianca ha sempre negato ogni coinvolgimento.