Dopo la crisi seguita al primo scambio di ostaggi e prigionieri tra Israele e Hamas, si negozia sui dettagli delle fasi successive del cessate il fuoco. Un funzionario del gruppo armato palestinese dà disponibilità a un governo con altre forze palestinesi e a discuterne con gli Usa
La soluzione di una crisi sui termini del cessate il fuoco tra Israele e Hamas si è risolta nelle prime ore di lunedì, con il consenso alla liberazione di tre ostaggi il prossimo giovedì in aggiunta ai tre già previsti per sabato.
L'annuncio arriva mentre le famiglie riaccolgono le quattro soldate rilasciate sabato grazie all'accordo di cessate il fuoco.
“Naama è ora al sicuro qui con noi, circondata dalla famiglia e dagli amici e protetta. Ma la lotta non è finita”, ha detto il padre, Yoni Levy, in una dichiarazione alla stampa presso l'ospedale, da cui le donne sono state dimesse domenica dopo le valutazioni mediche di rito.
“Ci sono ancora 90 ostaggi che dobbiamo riportare a casa. Sono i nostri figli e le nostre figlie, le basi su cui si fonda il nostro Stato”, ha aggiunto Levy.
Naama Levy, 20 anni, è stata liberata sabato insieme con le coetanee Karina Ariev e Daniella Gilboa e la 19enne Liri Albag, tutte soldate rapite da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre 2023.
In cambio, Israele ha rilasciato 200 prigionieri palestinesi, tra cui diversi condannati a lunghe pene detentive.
Itzik Horn, che ha due figli tenuti in ostaggio a Gaza, dice di essere felice per i quattro ostaggi liberati “dall'inferno”, ma teme anche per ciò che verrà dopo.
Uno dei figli, Iair Horn di 46 anni, dovrebbe essere rilasciato in questa prima fase del cessate il fuoco, al contrario del fratello Eitan di 38 anni.
“D'altra parte, ho un figlio sulla lista (da rilasciare nella prima fase) e l'altro no”, ha detto Horn, aggiungendo che spera che Israele non riprenda più a combattere dopo le prime sei settimane di tregua.
“Dobbiamo far uscire tutti da lì”, ha detto Horn, confidando nell'intervento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump affinché continui ad esercitare pressioni sui negoziatori e governo israeliano per rendere la tregua permanente.
Anche il padre di Omri Miran, che non fa parte dei 33 da liberare, dice di avere riposto la sua speranza nel Presidente Trump.
“La maggior parte di noi familiari ripone le proprie speranze nel Presidente Trump perché il nostro governo non fa più nulla, non sa prendere decisioni", ha detto Dani Miran, "ha bisogno di essere costretto a fare ciò che è necessario per riportare tutti indietro. Io rivoglio mio figlio”.
Hanno fatto appello a Elon Musk invece, Ruby Chen e Hagit Chen, genitori del soldato americano-israeliano Itay, ucciso e rapito da Hamas il 7 ottobre 2023.
La coppia ha incontrato Musk la scorsa settimana alla Casa Bianca dopo un incontro con i membri del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e gli hanno chiesto di sostenere la liberazione degli ostaggi ancora a Gaza, riporta il sito di notizie Walla.
Rimane l'incertezza sulla seconda fase del cessate il fuoco a Gaza
Il cessate il fuoco raggiunto all'inizio del mese, dopo oltre un anno di negoziati, mira a porre fine alla guerra di 15 mesi scatenata dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e a liberare decine di ostaggi ancora detenuti a Gaza in cambio di centinaia di prigionieri palestinesi.
Circa 90 ostaggi sono ancora nella Striscia, sebbene le autorità israeliane ritengano che almeno un terzo di loro sia morto.
La prima fase del cessate il fuoco durerà fino all'inizio di marzo e prevede il rilascio di un totale di 33 ostaggi e di quasi 2mila prigionieri palestinesi. Nel frattempo verranno negoziati i dettagli anche della seconda e della terza fase della tregua, secondo quando annunciato dal principale mediatore, il Qatar, lo scorso 19 gennaio.
Hamas ha dichiarato che non rilascerà gli ostaggi rimanenti senza la fine della guerra, mentre Israele ha minacciato di riprendere l'offensiva finché il gruppo armato palestinese non sarà distrutto.
L'organizzazione non intende necessariamente governare Gaza dopo la guerra ed è disposta a negoziare la composizione del nuovo governo della Striscia con gli Stati Uniti, ha dichirato al canale saudita Al Arabiya Moussa Abu Marzouk, uno dei più alti dirigenti di Hamas.
I colloqui sulla seconda fase dovrebbero iniziare il 3 febbraio, che corrisponde al sedicesimo giorno di tregua indicato nell'accordo. Nelle terza fase dovrebbe essere avviata anche la ricostruzione della Striscia.
In questa ottica la premier Giorgia Meloni ha riconosciuto che il futuro di Gaza è una delle sfide principali da affrontate.
"Per riuscire serve un grande coinvolgimento della comunità internazionale. Per quello che riguarda il tema dei rifugiati non penso, anche qui, che siamo di fronte a un piano definito, piuttosto di fronte a delle interlocuzioni con gli attori regionali", ha detto Meloni dal Bahrein, dove è giunta lunedì dall'Arabia Saudita dove ha discusso di questo e di altri temi con il principe ereditario Mohammed Bin Salman.