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Libia: scontri fra gruppi armati, emergenza per la raffineria di Zawiya

Un lavoratore libico chiacchiera con due ribelli che pattugliano una raffineria di petrolio controllata dalle forze anti-Gheddafi a Zawiya, 19 agosto 2011
Un lavoratore libico chiacchiera con due ribelli che pattugliano una raffineria di petrolio controllata dalle forze anti-Gheddafi a Zawiya, 19 agosto 2011 Diritti d'autore  Giulio Petrocco/AP2011
Diritti d'autore Giulio Petrocco/AP2011
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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A causa dei combattimenti la strada costiera che collega la città di Zawiya alla capitale Tripoli è stata chiusa per poi riaprire in mattinata. Gli scontri hanno anche causato “gravi danni” ai serbatoi di stoccaggio della raffineria di petrolio di Zawiya, ha dichiarato la Libyan National Oil Corp

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Nella mattinata di domenica sono scoppiati scontri tra gruppi armati nella città costiera di Zawiya, a circa 47 chilometri a ovest della capitale Tripoli, intrappolando i residenti nelle loro case e causando incendi nella seconda più grande raffineria di petrolio della Libia.

Secondo i media locali i combattimenti hanno contrapposto uomini armati fedeli alla tribù Shurafaa contro Mohamed Kushlaf, quest'ultimo sanzionato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2018 per il suo presunto coinvolgimento nel traffico di esseri umani. A causa dei combattimenti, la strada costiera che collega la città alla capitale Tripoli è stata chiusa per poi riaprire in mattinata.

Non è stato immediatamente chiaro cosa abbia scatenato gli scontri, ma non sono rari nella Libia occidentale, controllata da una serie di milizie e gruppi armati alleati del governo del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah.

Libyan National Oil Corp: “gravi danni” ai serbatoi della raffineria di Zawiya

Gli scontri hanno anche causato “gravi danni” ai serbatoi di stoccaggio della raffineria di petrolio di Zawiya, ha dichiarato la Libyan National Oil Corp. I proiettili hanno colpito i serbatoi di petrolio, provocando incendi “pericolosi”. La compagnia, che gestisce l'industria petrolifera libica, ha dichiarato l'emergenza e lo "stato di forza maggiore", condizione che la esonera da eventuali responsabilità per il mancato rispetto dei contratti di consegna del petrolio.

Dalla caduta e morte del leader Muammar Gheddafi nel 2011, la Libia - che possiede le più abbondanti riserve di idrocarburi in Africa - fatica a uscire da un decennio di caos e divisioni, con due governi rivali che si contendono il potere. I blocchi dei siti petroliferi e del gas sono stati frequenti negli ultimi anni nel Paese, legati a rivendicazioni sociali, minacce alla sicurezza o controversie politiche. Grazie a pause negli scontri e a nuovi investimenti nelle infrastrutture, la produzione petrolifera libica, che per un decennio si aggirata intorno a 1,2 milioni di barili al giorno, è risalita a 1,4 milioni di barili all'inizio di questo mese.

La Libia è attualmente governata dal governo di Dbeibah a Tripoli e dall'amministrazione del primo ministro Ossama Hammad nella parte orientale, alleata con le forze del comandante militare Khalifa Haftar.

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