Nikki Haley chiude la sua campagna per la Casa Bianca e lascia a Donald Trump la nomination repubblicana per le presidenziali di novembre. A differenza dei candidati ritiratisi prima di lei, non ha dato l'appoggio all'ex presidente
Alla fine anche Nikki Haley ha ceduto allo strapotere di Donald Trump nelle primarie repubblicane, che lo hanno visto trionfare anche in 14 dei 15 stati Usa che hanno votato martedì nel Super Tuesday, tra cui California e Texas, i più ambiti in termini di delegati.
Haley ha annunciato mercoledì di sospendere la sua corsa alla Casa Bianca, dopo avere vinto solo in Vermont e a Washington D.C., ma che non smetterà di fare sentire la "voce degli americani".
Haley lascia la corsa alla Casa Bianca ma non appoggia Trump
"Sono una conservatrice ma su questo punto, seguo il consiglio di Margaret Thatcher, quando diceva di non dare retta agli altri, ma di pensare sempre con la tua testa" ha detto a Charleston l'ex governatrice della Carolina del Sud.
Dopo il ritiro uno a uno di tutti i rivali, a partire proprio dal suo principale antagonista Ron DeSantis, Trump rimane l'unico candidato per la nomination repubblicana alla presidenza degli Stati uniti, per cui si vota il 5 novembre.
Quale sarà il futuro politico di Haley, si pensa alle presidenziali del 2028
Haley non ha dato tuttavia il suo endorsement a Trump, a cui ha lanciato un messaggio che suona come una sfida: il supporto dei repubblicani moderati e degli indipendenti, che lei ha rappresentato finora, l'ex presidente dovrà guadagnarselo.
Il presidente Usa, Joe Biden, ha ringraziato Haley per la sua campagna e ha invitato i repubblicani moderati a questo punto a votare per lui.
Si fanno varie ipotesi sul futuro politico dell'ex ambasciatrice della Nazioni Unite, che ha solo 52 anni: da quella di ministra della Difesa in una nuova amministrazione Trump, alla possibilità che si ricandidi da indipendente per togliere voti all'ex presidente o che aspetti invece di essere la futuracandidata di punta dei repubblicani dal 2028.
Haley ha sostenuto nel suo discorso a Charleston che gli Stati Uniti "non devono isolarsida un mondo che sta andando a fuoco" e che devono piuttosto "stare al fianco dei loro alleati in Ucraina, Israele e a Taiwan".
Un messaggio in linea con la tradizione repubblicana che però, al pari della sua accusa a Trump di pensare solo ai propri interessi e non al Paese, non ha fatto breccia negli elettori statunitensi sempre più spostati a destra.