Morte Navalny: la vedova pronta a prendere il testimone di Alexei, migliaia in piazza a Roma

Yulia Navalnaya, moglie di Alexei Navalny
Yulia Navalnaya, moglie di Alexei Navalny Diritti d'autore Yves Herman/Copyright 2024 The AP. All rights reserved
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Di Maria Michela D'Alessandro
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Secondo il Moscow Times c'è una possibilità che il corpo di Alexei Navalny non venga riconsegnato alla famiglia anche in vista delle elezioni di marzo. In piazza del Campidoglio a Roma migliaia hanno ricordato l'oppositore russo morto venerdì 16 febbraio

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"Come ha detto Yulia, Putin non è la Russia. La Russia non è Putin". Così l'alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea Josep Borrell ha fatto eco alle dichiarazioni della vedova di Alexei Navalny, l'oppositore del Cremlino dichiarato morto dalle autorità russe venerdì 16 febbraio per una trombosi.

Non solo Borrell, il messaggio centrale di Yulia Navalnaya da Bruxelles dove lunedì 19 febbraio si è svolto il Consiglio dei ministri degli Esteri Ue, è stato ripreso anche da Antonio Tajani in occasione di un colloquio con la moglie di Navalny. 

Bruxelles pronta a varare nuove sanzioni contro la Russia

Secondo il capo della diplomazia italiana Navalnya "è una donna che vuole continuare a battersi per difendere la libertà nel suo Paese. L'abbiamo trovata determinata. Josep Borrell, a nome di tutti quanti noi, ha detto che continueremo a sostenere il diritto di parlare in Russia e di poter combattere battaglie politiche. Chiederemo la liberazione di tutti i prigionieri politici''. 

Proprio l'Ue si dice pronta a varare nuove misure contro la Russia dopo la morte di Navalny, mentre ha deciso di dedicare alla memoria del dissidente russo il pacchetto di sanzioni sui diritti umani, "in modo che il suo nome sia ricordato per sempre", ha spiegato Josep Borrell. 

In migliaia alla fiaccolata bipartisan a Roma

Nel tardo pomeriggio di lunedì 19 febbraio in migliaia si sono ritrovati in Piazza del Campidoglio a Roma per ricordare Alexei Navalny e fare luce sulle vere cause del decesso. 

Tanti i fiori e messaggi sotto alla gigantografia con la foto dell'oppositore russo davanti la statua di Marco Aurelio. Alla fiaccolata, organizzata dal leader di Azione Carlo Calenda, hanno aderito tutte le forze politiche, dal Partito Democratico alla Lega. Nonostante l'evento pacifico, contestata dalla piazza la presenza del senatore leghista Massimiliano Romeo, accusato della presunta vicinanza del suo partito al governo di Putin. 

Quattordici giorni per l'autopsia su Navalny

Secondo quanto ha dichiarato Ivan Zhdanov, collaboratore di Navalny, serviranno 14 giorni per completare gli esami autoptici sul corpo del leader dell'opposizione russa morto venerdì scorso. Gli assistenti di Navalny hanno detto che alla madre e ai suoi avvocati è stato negato l'accesso all'obitorio nella città russa di Salekhard, vicino alla colonia carceraria IK-3 dove Navalny è deceduto il 16 febbraio scorso. 

Secondo fonti del governo russo al Moscow Times, il corpo di Navalny potrebbe addirittura non essere mai più riconsegnato alla famiglia

Fonti Moscow Times: corpo Navalny potrebbe non essere mai riconsegnato

Yulia Navalnaya ha affermato che il motivo del rifiuto di consegnare il corpo alla madre dell'oppositore russo Ludmilla Navalnaya è solo per coprire la causa della morte del marito.

Il giornale indipendente in lingua inglese Moscow Times, citando fonti del governo russo, ha riportato che il corpo di Alexei Navalny potrebbe non essere addirittura mai riconsegnato alla famiglia. Viste le imminenti elezioni presidenziali di marzo, un funzionario del Cremlino ha detto che le autorità stanno cercando di spegnere l'ondata di lutto per Navalny nel Paese, poiché una campagna pubblica potrebbe "rovinare" la rielelezione di Vladimir Putin. 

Al vaglio proprio l'opzione di non rilasciare mai il corpo di Navalny: le modifiche alla legislazione sulla sepoltura, adottate dopo la strage del teatro Dubrovka nel 2002, consentono allo Stato russo di disporre a propria discrezione del corpo di una persona condannata per terrorismo. Lo Stato può fare lo stesso con il corpo di un condannato se la sua sepoltura minaccia la diffusione di malattie.

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