Gerusalemme, i parenti degli ostaggi fanno irruzione nella Knesset: "Restituiteceli vivi"

Il dolore di famiglie e cittadini per gli ostaggi detenuti a Gaza
Il dolore di famiglie e cittadini per gli ostaggi detenuti a Gaza Diritti d'autore Bernat Armangue/Bernat Armangue
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Di Stefania De Michele
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Interrotta una sessione della Commissione Finanze della Knesset a Gerusalemme: i parenti degli ostaggi chiedono un accordo per la liberazione dei loro cari

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Decine di familiari degli ostaggi detenuti a Gaza hanno fatto irruzione lunedì durante una sessione della Commissione Finanze della Knesset a Gerusalemme, chiedendo ai legislatori di fare di più per cercare di liberare i loro cari.

Il governatore della Banca d'Israele, Amir Yaron, avrebbe dovuto presentare una panoramica del bilancio 2024, approvato la scorsa settimana dopo quasi 24 ore di trattative.
Il bilancio aggiornato è di circa 70 miliardi di shekel in più (17.082.903.033 di euro) rispetto al precedente, una somma che dovrebbe coprire i debiti militari e di guerra.

La disperazione dei familiari degli ostaggi

Alla riunione della Commissione, una donna ha mostrato le foto di tre membri della famiglia che erano tra le 253 persone sequestrate durante l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Circa 136 persone sono ancora detenute a Gaza, mentre altre sono state riportate a casa con la tregua di novembre.

"Uno, almeno uno su tre!", ha gridato la donna che chiede un accordo per la liberazione dei suoi cari. Altri manifestanti, vestiti con magliette nere, reggevano cartelli con la scritta: "Non vi siederete qui mentre loro muoiono".

"Voglio mio figlio vivo. Non in una bara o in un sacco nero", ha urlato una madre.

Domenica sera, i familiari hanno organizzato un presidio a Gerusalemme e hanno promesso di rimanervi finché il governo non raggiungerà un compromesso che consenta agli ostaggi di tornare a casa.

Cresce la tensione mentre un rapporto del Wall Street Journal delinea l'ipotesi di un accordo in base al quale l'Idf porrebbe fine alla sua campagna militare a Gaza - compreso il ritiro, il mantenimento del controllo nella Striscia e il rilascio da parte di Israele dei combattenti della Nukhba che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre - in cambio della liberazione degli ostaggi rimanenti.

La reazione dei membri della Knesset

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la richiesta in un discorso televisivo alla nazione, rassicurando che Israele è impegnato a restituire tutti gli ostaggi alle loro famiglie.

Il ministro dell'Innovazione, della Scienza e della Tecnologia Ofir Akunis (Likud) ha dichiarato a Kan Reshet Bet che Hamas non è nemmeno in una posizione tale da poter porre condizioni e fare richieste a Israele. 

Questa guerra non finirà prima che Hamas sia completamente annientato
Ofir Akunis
ministro israeliano dell'Innovazione, della Scienza e della Tecnologia

Guerra e azione diplomatica

Parlando del possibile accordo, il ministro Chili Tropper (Unità Nazionale) ha affermato che "non c'è una sola cosa che riporterà gli ostaggi a casa" e che il modo migliore per ottenere il risultato desiderato è quello di lavorare su due piani contemporaneamente: la forza militare, insieme alla pressione umanitaria e diplomatica.

Il presidente della commissione Moshe Gafni (United Torah Judaism) ha detto alle famiglie che la sua posizione non è cambiata: "Restituire gli ostaggi è una delle mitzvot (comandamenti o precetti etici derivati dalla Torah) più importanti che abbiamo, soprattutto ora. Capisco il vostro dolore, ne faccio parte, e faremo di tutto per riaverli".

All'inizio della giornata, verso mezzogiorno, le famiglie sono state invitate a incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu nel suo ufficio a Gerusalemme.

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