Venezia commemora Marco Polo: esposto il testamento del viaggiatore veneziano

Testamento di Marco Polo
Testamento di Marco Polo Diritti d'autore screenshot Euronews
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Di Stefania De Michele
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A Venezia una serie di iniziative commemora Marco Polo a 700 anni dalla sua morte. Oltre a seminari, dibattiti, mostre, in primo piano l'esposizione del testamento del grande viaggiatore

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Venezia ha iniziato le commemorazioni dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, avvenuta nel 1324.

Diverse iniziative sono state organizzate dal Comune di Venezia e dall'Università Ca' Foscari. Tra queste, l'esposizione del testamento di Marco Polo, conservato presso la biblioteca nazionale Marciana in una teca climatizzata. 

Cosa lasciava Marco Polo agli eredi

Scritto su una pergamena di pecora nel quattrordicesimo secolo, il testamento fornisce preziose informazioni sul viaggiatore veneziano, che lungo la Via della seta fino alla Cina, allora Catai, sino alla corte del Gran Khan Kubilai, accumulò un tesoretto che investì nell'impresa commerciale di famiglia.

Marco Polo possedeva denaro e beni di ogni natura che, in parte, in punto di morte, decise di donare alla Chiesa per salvarsi l'anima. Dalle sue ultime volontà si legge la volontà di riscatto dell'uomo che ispirò generazioni di viaggiatori: l'eredità per la moglie e le figlie, decisa in un momento storico in cui il patrimonio passava tutto al ramo maschile, e la liberazione dello schiavo raccontano il Marco Polo privato.

Oggetti e pietre preziose dell'Estremo Oriente

La lista delle proprietà, e soprattutto degli oggetti posseduti, sposta l'attenzione sui viaggi in Estremo Oriente: oltre al denaro, stoffe pregiate con ricami in oro, seta, bottoni in ambra e pietre preziose, una “zoia” in oro con pietre e perle.

A redarre il testamento fu il prete-notaio Giovanni Giustinian il 9 gennaio 1323, secondo il calendario romano all’epoca ancora vigente nella Repubblica Serenissima che faceva coincidere l’inizio dell’anno con il primo di marzo, e quindi corrispondente al 1324. 

Il documento è stato rinvenuto all’interno del codice marciano Lat. V, 58-59, che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan del 1271.

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