Primo dei quattro giorni tregua, calma e aiuti nella Striscia

La popolazione ha approfittato del cessate il fuoco per spostarsi all'interno della Striscia di Gaza
La popolazione ha approfittato del cessate il fuoco per spostarsi all'interno della Striscia di Gaza Diritti d'autore Euronews
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Di Gabriele Barbati
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Sollievo per la popolazione dopo sette settimane di bombardamenti. Entrate cisterne di carburante dall'Egitto dove sono stati evacuati dei feriti gravi. Centinaia di persone che hanno provato a rientrare nel nord di Gaza bloccate dall'esercito israeliano

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Non si sono registrati combattimenti a Gaza dall'inizio del cessate il fuoco venerdì mattina. Migliaia di persone ne hanno approfittato per spostarsi nel sud della Striscia.

Con più della metà delle case danneggiate secondo le Nazioni Unite, molti del milione e passa di sfollati non sanno però quando e dove torneranno.

"È difficile esprimere a parole quello che proviamo e quello che vediamo. Le scene sono orribili. Se fossimo stati colpiti da uno tsunami, non sarebbe stato così grave" ha detto Umm Ibrahim Asfour, una sfollata da un villaggio a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia.

Centinaia di persone si sono mosse però in senso inverso, provando a rientrare nella metà settentrionale di Gaza. L'esercito israeliano ha avvertito la popolazione tramite volantini che bloccherà ogni tentativo di ritorno.

"Si sono fermate tutte le azioni militari. Non senti più aerei e droni in cielo" dice a Euronews Sami Abu Omar, un residente di Khan Younis.

"Tuttavia i soldati israeliani presidiano le strade con carri armati e checkpoint. Non permettono di andare verso nord, solo verso sud. E solo a piedi" ha aggiunto.

Nell'accordo con Hamas, Israele ha accettato anche di far entrare 130 mila litri di carburante per ognuno dei 4 giorni di cessate il fuoco, a fronte di un fabbisogno giornaliero a Gaza stimato in oltre 1 milione di litri. 

La tregua ha permesso di evacuare venerdì 21 feriti palestinesi gravi e sopratutto 24 ostaggi, israeliani e non.  Ne rimangono oltre 200 nelle mani di Hamas e degli altri gruppi palestinesi.

Al giubilo delle famiglie che hanno riabbracciato le tredici persone rapite il 7 ottobre e rilasciate venerdì, si aggiunge l'ansia per quanti restano in ostaggio.

"Spero che alla fine tutti vengano rilasciati e che le famiglie possano abbracciare i loro cari" ha detto Tali Gazit, una professoressa dell'università Bar-Ilan.

"Penso che sia l'unico modo uscire da questa situazione terribile".

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