Italia sotto shock per il femminicidio di Giulia Cecchettin, la risposta del Governo

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Di Michela Morsa
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La 22enne, uccisa l'11 novembre dall'ex fidanzato e coetaneo Filippo Turetta, è l'83esimo femminicidio dall'inizio dell'anno

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"Per Giulia non fate un minuto di silenzio. Per Giulia bruciate tutto". A pronunciare queste parole è Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, la 22enne di Vigonovo (Venezia) uccisa con venti coltellate lo scorso 11 novembre dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. L'83simo femminicidio (in dinamiche familiari-affettive) dall'inizio dell'anno, che ha tenuto il Paese con il fiato sospeso per una settimana, sperando nel migliore degli epiloghi. Che non c'è stato.

Di Giulia e Filippo, infatti, si erano perse le tracce la sera dell'11 novembre, quando erano stati visti insieme l'ultima volta. Per giorni si erano moltiplicati gli appelli per il loro ritrovamento e, contestualmente, era cresciuta la preoccupazione della famiglia Cecchettin, che denunciava come Filippo fosse un ragazzo geloso e possessivo, che continuava a cercare Giulia nonostante lei lo avesse lasciato mesi fa. 

Poi la triste conferma dei sospetti. Venerdì la scoperta dei filmati di una telecamera di videosorveglianza che riprendono Filippo accoltellare Giulia e caricarla esanime sulla sua macchina, sabato il ritrovamento del suo corpo nei pressi del lago artificiale di Barcis, domenica la fine della fuga del ragazzo, spintosi in macchina fino in Germania. 

Il caso ha provocato rabbia, indignazione e una forte ondata di solidarietà femminile, soprattutto sui social network.  Più di tutte sono risuonate le parole della sorella di Giulia, che da giorni offre ai media una lucida analisi sul femminicidio della sorella e sulle matrici della violenza di genere. 

"Lo Stato ha fallito. Non c’è un solo posto dove, come donna, puoi essere sicura in Italia" dice la 24enne che chiede di intervenire in maniera più concreta per contrastare la violenza sulle donne, partendo in primis dall'educazione.  

Puntare sull'educazione

Le misure penali, dicono infatti anche attiviste ed esperti, non bastano. È necessario intervenire non solo sull'educazione al consenso e all'affettivitàdelle nuove generazioni, ma anche sulla formazione di tutte quelle figure che, a diverso titolo, sono chiamate per ragioni professionali a entrare in contatto con le vittime di violenza, come forze dell'ordine, giudici e magistrati.

Seppur non nella misura richiesta, il Governo prova a muoversi in questa direzione. Mercoledì il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara presenterà un "progetto sperimentale" di sensibilizzazione nelle scuole, ma solo quelle di 2° grado. Le anticipazioni parlano di un’ora di “educazione alle relazioni”, in orario extracurricolare e per tre mesi l’anno. 

Dodici incontri in tutto, con gli studenti seduti in circolo, un docente al centro a fare da moderatore, il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali, organizzazioni attive nel contrasto alla violenza di genere e il coinvolgimento di testimonial vicini ai giovani: influencer, cantanti, attori. L'applicazione del progetto non sarà obbligatoria, ma sarà a discrezione di scuole e docenti.

A questo, ha annunciato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, si aggiungerà la diffusione di linee guida in scuole, social e posti di lavoro, di "un opuscolo con una grafica molto comprensibile" che informi sugli "atteggiamenti spia" di un aggravamento della violenza. 

Misure sicuramente lontane dalle richieste dell'opposizione e del Terzo settore. La leader del Partito democratico Elly Schlein ha chiesto direttamente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di mettere da parte lo scontro politico e approvare "subito in Parlamento una legge che introduca l'educazione al rispetto e all'affettività in tutte le scuole d'Italia". 

L'obiettivo è quello di un intervento più strutturale e capillare, che sia diretto anche agli studenti più giovani e che comprenda anche l'educazione sessuale, un tema a cui i partiti di destra si oppongono duramente, rendendo l'Italia fanalino di coda dell'Unione europea. Il nostro Paese, infatti, è tra gli unici sei a non aver reso obbligatoria l'educazione sessuale a scuola, nonostante le 16 proposte di legge arrivate in Parlamento dal 1977 a oggi.

L'azione del Governo

Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha dato anche nuovo impulso al disegno di legge approvato durante l'estate in Consiglio dei ministri per rafforzare la disciplina in vigore contro la violenza di genere, il cosiddetto Codice rosso. Il testo è stato già approvato all'unanimità alla Camera ed è stato calendarizzato al Senato per la prossima settimana. In pochi giorni, quindi, potrebbe già diventare legge, vista l'ampia convergenza bipartisan sul tema

Il pacchetto di norme dovrebbe rendere più efficace il Codice velocizzando i processi, in primis con l'introduzione di termini più brevi per la valutazione delle misure cautelari, e rafforzando le misure di prevenzione (ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento, ecc.), che potranno essere applicate già ai cosiddetti "reati spia", ossia quei delitti che possono preludere a un'azione più violenta e spesso irrimediabile. 

Il testo introduce poi l'"arresto in flagranza differita": si potrà quindi arrestare una persona responsabile di maltrattamenti, atti persecutori, o che abbia violato un provvedimento di allontanamento anche nei casi in cui il reato sia dimostrabile attraverso video, foto o altri tipi di documentazione. Tra le altre norme, sarebbero previste anche nuove regole per favorire la specializzazione sul campo dei magistrati e la formazione degli operatori.

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