Gaza, raid su una scuola gestita dall'Onu: "Almeno 80 i morti"

Il prezzo del conflitto tra Israele e Hamas è pagato in grandissima parte dalla popolazione civile palestinese
Il prezzo del conflitto tra Israele e Hamas è pagato in grandissima parte dalla popolazione civile palestinese Diritti d'autore BELAL AL SABBAGH/AFP or licensors
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Di Andrea Barolini
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Una scuola gestita dalle Nazioni Unite è stata bombardata nella porzione settentrionale della Striscia di Gaza. Sarebbero almeno 80 le persone uccise, compresi alcuni bambini

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L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver avviato indagini in merito al brutale attacco a Jabaliya, un quartiere della città di Gaza. Fonti palestinesi affermano che più di 80 persone, tra cui alcuni bambini, sono state uccise a causa di un bombardamento su una scuola gestita dalle Nazioni Unite che da quando sono cominciati i raid è stata trasformata in un luogo di accoglienza per rifugiati costretti ad abbandonare le loro case ma impossibilitati a fuggire dalla Striscia.

L'Unrwa: "Immagini terrificanti di morti e feriti nella scuola"

Un portavoce dell'esercito di Tel Aviv ha affermato di non essere al momento in grado di confermare che si sia trattato di un bombardamento dell'aviazione della nazione ebraica. Tuttavia, è noto come la Difesa israeliana ritenga che alcune scuole gestite dall'Onu possano essere utilizzate da Hamas come depositi di armi. 

Ciò nonostante, il capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha condannato il raid a Jabaliya, parlando di "immagini e filmati terrificantidi decine di persone uccise e ferite". Lazzarini ha poi aggiunto che "questi attacchi non possono diventare un fatto comune, devono cessare. Un cessate il fuoco umanitario non può più aspettare".

Abbas lancia un appello a Biden. Netanyahu: "Nessun cessate il fuoco"

Il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas si è appellato direttamente al presidente statunitense Joe Biden, affinché intervenga e "fermi questa catastrofe umanitaria, o meglio questo genocidio contro il nostro popolo innocente, per il quale la storia non riterrà nessuno innocente".

Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ha risposto indirettamente sostenendo che Abbas "43 giorni dopo il peggior massacro fatto agli ebrei dopo l'Olocausto, si rifiuta di condannarlo". Il capo del governo di Tel Aviv ha poi aggiunto che Israele "accetterà solo un cessate il fuoco temporaneo, e solo in cambio della liberazione dei nostri ostaggi", respingendo tutte le notizie su presunti accordi o trattative per far tacere le armi. 

Voci di un possibile accordo tra Israele, Hamas e Stati Uniti, ma non ci sono conferme ufficiali

Ciò nonostante, secondo quanto riferito dal Washington Post, le trattative in questo senso sarebbero a buon punto: "Israele, Stati Uniti e Hamas - scrive il quotidiano americano - hanno raggiunto un accordo per avviare un tentativo di accordo che potrebbe portare alla liberazione di decine di donne e bambini tenuti in ostaggio a Gaza, in cambio di uno stop alle operazioni militari di cinque giorni". 

Al momento, tuttavia, non è giunta alcuna conferma ufficiale rispetto a tali indiscrezioni, né da parte americana, né da Tel Aviv, né da rappresentanti del movimento di resistenza islamica palestinese. La Casa Bianca, anzi, ha fatto sapere che per ora non c'è alcuna intesa, benché si stia lavorando al fine di trovare un punto di accordo.

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