Trasferire i richiedenti asilo: una politica attraente per l'Europa

I paesi europei sono sempre più interessati alla possibilità di trattare le domande di asilo al di fuori dei confini dell'UE
I paesi europei sono sempre più interessati alla possibilità di trattare le domande di asilo al di fuori dei confini dell'UE Diritti d'autore ANGELOS TZORTZINIS/AFP or licensors
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Di Eva Kandoul
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in francese

Limitare l'arrivo dei migranti in Europa esternalizzando le domande di asilo. Sebbene l'idea piaccia a diversi Stati membri dell'UE, si scontra con importanti ostacoli legali

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204mila, questo è il numero di domande di asilo presentate in Germania nella prima metà del 2023, secondo l'Ufficio federale per la migrazione e i rifugiati.

Per far fronte alla pressione migratoria, alcuni Paesi europei stanno cercando di esternalizzare la gestione delle richieste di asilo a Paesi terzi. Ciò significa affidare a un Paese non membro dell'Ue la gestione dei migranti e delle loro domande di asilo. 

L'idea sta prendendo piede anche nel vecchio Continente. "I Paesi europei sono sempre più interessati alla possibilità di trattare le domande di asilo al di fuori dei confini dell'Ue", osserva Susan Fratzke, esperta del Migration Policy Institute. Danimarca, Italia, Germania e Austria stanno valutando questa soluzione per frenare l'arrivo irregolare di persone nell'Ue.

Secondo Tania Racho, ricercatrice dell'Università di Parigi-Saclay e membro di Désinfox Migrations, "l'asilo è un peso che i governi stanno cercando di scaricare".

"I governi europei vedono questa politica come un modo per facilitare il rimpatrio di persone che non hanno bisogno di protezione. La loro domanda viene respinta: vengono rimandati indietro da un Paese terzo e non entrano mai nell'Ue", aggiunge Fratzke.

Il 6 novembre l'Italia ha raggiunto un accordo con l'Albania, per trasferire i migranti salvati in mare dalle autorità italiane, in attesa che le loro domande di asilo vengano esaminate.

Philippe De Bruycker, professore di diritto dell'asilo e dell'immigrazione presso l'Université Libre de Bruxelles, ritiene che si tratti di "un gesto politico da parte della Meloni per dimostrare al suo elettorato che sta agendo sulla questione migratoria". A suo avviso, questa ricollocazione potrebbe costare di più, "poiché sarà necessario costruire un campo in Albania, a spese dell'Italia, gestirlo, trasferire il personale e organizzare l'assistenza legale per i richiedenti asilo sul posto".

Rischio di trattamento differenziato

Sebbene non si applichi a minori, donne incinte e altre persone vulnerabili, il progetto sta suscitando molte preoccupazioni.

"Il Memorandum d'intesa crea un regime di asilo extraterritoriale ad hoc, caratterizzato da numerose ambiguità giuridiche", ha dichiarato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatović. "In assenza di certezza giuridica, le garanzie essenziali dei diritti umani e l'obbligo di rispondere delle violazioni potrebbero non essere rispettati", ha aggiunto.

Secondo l'organizzazione intergovernativa con sede a Strasburgo, le misure di esternalizzazione aumentano il rischio di violazione dei diritti umani.

"C'è il rischio di un trattamento differenziato tra le domande di asilo che saranno esaminate in Italia e quelle che saranno esaminate in Albania", conferma Carmine Conte, esperto legale del Migration Policy Group.   

"L'Albania non è obbligata a rispettare la legislazione europea in materia di asilo", continua.

Il diritto europeo è applicabile?

L'accordo prevede la costruzione di due centri nei porti di Shengjin e Gjader, il che potrebbe porre un problema di conformità al diritto internazionale ed europeo.

"Il diritto europeo non consente di trattenere automaticamente tutti i richiedenti asilo e richiede un esame individuale di ogni caso. Inoltre, richiede che la detenzione non sia la soluzione di prima istanza", spiega Philippe De Bruycker.

Un altro problema sollevato dagli esperti legali è la violazione di un principio fondamentale sancito dalla Convenzione di Ginevra: quello del non respingimento. "Se le persone si presentano alle autorità italiane come richiedenti asilo e vengono allontanate, questo è un respingimento", afferma la ricercatrice Tania Racho.

Tuttavia, una prima valutazione legale della Commissione europea indica che il diritto europeo non è applicabile al di fuori del territorio dell'Ue.

Ma l'accordo solleva anche questioni morali.

"Normalizza l'esternalizzazione delle responsabilità degli Stati membri", afferma Ivana Belén Ruiz Estramil, ricercatrice dell'Università di Coimbra.

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Per il momento, nessun progetto tra uno Stato membro dell'Ue e un Paese terzo si è ancora realizzato. E il recente fallimento di un progetto simile nel Regno Unito non fa ben sperare per il futuro dell'accordo tra Roma e Tirana.

Nel Regno Unito, la Corte Suprema ha stabilito che il progetto di partenariato con il Ruanda è illegale.

"Se non può farlo il Regno Unito, che non fa più parte dell'Ue, sarei sorpresa se potesse farlo l'Italia", afferma Tania Racho. Molte domande sulla fattibilità di un simile progetto rimangono senza risposta.

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