Nessuna comunicazione da Gaza. Carburante esaurito la Striscia è isolata. L'Unrwa denuncia

Cecchino israeliano
Cecchino israeliano Diritti d'autore Israel Defense Forces/AP
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Di Ilaria Cicinelli
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La compagnia di telecomunicazioni palestinese, Paltel, afferma che a Gaza tutti i servizi sono inattivi a causa della mancanza di carburante. Il rischio è che eventuali crimini di guerra non possano essere documentati nella Striscia. Intanto continua l'assedio all'ospedale al-Shifa

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Il carburante è finito e non c'è possibilità di comunicare con l'esterno dalla Striscia di Gaza. L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma che proprio a causa della mancanza di carburante, dozzine di pozzi d’acqua, due impianti idrici e stazioni di pompaggio delle acque reflue non possono funzionare. 

Le acque reflue scorrerebbero ora nelle strade di Gaza, incrementando il rischio di diffusione delle malattie, rischiando così di far precipitare ulteriormente la già disastrosa situazione umanitaria. 

Stando a quanto afferma l'Unrwa, nella giornata del 17 novembre non sarà possibile consegnare alcun aiuto umanitario a Gaza. L'agenzia ha parlato di un tentativo di "strangolare" le sue operazioni umanitari nella Striscia. 

Il capo dell'Unrwa: "Nelle ultime settimane abbiamo assistito al più grande dislocamento di palestinesi dal 1948".

L'ospedale indonesiano nel nord di Gaza è completamente fuori uso. Secondo quanto dichiarato dal capo dell'ospedale Atef al-Kahlout, circa 45 pazienti in attesa di un intervento chirurgico sarebbero stati spostati nell'area di accoglienza. L'ospedale avrebbe una capacità di circa 145 pazienti ma fonti all'interno riferiscono essere almeno 500 le persone nelle corsie. Come nel caso dell'ospedale al-Shifa, anche questa struttura sanitaria è accusata da Israele di fungere da sede operativa di Hamas. Al momento, non ci sono prove in merito.

L'assedio delle forze israeliane all'ospedale al-Shifa continua, senza cibo né acqua per i 650 pazienti e gli oltre 7mila sfollati che avevano trovato rifugio nella struttura. Hamas nega da tempo che ci sia qualsiasi tipo di quartier generale militare sotto l’ospedale, dove centinaia di palestinesi rimangono in condizioni disperate. Secondo quanto riporta al Jazeera, i bulldozer israeliani starebbero distruggendo parti della sezione meridionale del complesso. 40 pazienti, tra cui 3 neonati prematuri, sarebbero morti dall'11 novembre, a causa della mancanza di elettricità.

Stando a quanto riferito da Al Jazeera, Israele ha rifiutato di consentire l’accesso agli osservatori indipendenti ad al-Shifa, per valutare le affermazioni israeliane, che sono state utilizzate per giustificare il suo attacco all’ospedale. Questo costituirebbe un crimine, secondo il diritto internazionale, se non ci fossero prove che l’ospedale sia stato utilizzato per attaccare Israele. 

Borrell esorta Israele a non farsi consumare dalla rabbia

Nel frattempo, l'alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea, Josep Borrell, in visita al kibbutz Beeri in Israele, esorta il Paese a "Non farsi consumare dalla rabbia". Proprio a Beeri sono morte almeno 85 delle circa 1200 vittime dell'attacco effettuato da Hamas il 7 ottobre scorso. Borrell ha poi chiesto il rilascio immediato degli ostaggi catturati nel giorno dell'attacco. 

Le forze di difesa israeliane riferiscono che il corpo di un ostaggio rapito da Beeri, Yehudit Weiss, 65 anni, sarebbe stato estratto da una struttura adiacente all'ospedale al-Shifa. Suo marito, Shmulik Weiss, è stato trovato assassinato nella stanza di sicurezza della loro casa, nel kibbutz. Non sono stati forniti dettagli sulla causa della morte. 

Gaza, la dimensione del disastro

Dopo 41 giorni di conflitto, la situazione a Gaza è drammatica più che mai. Più di 11mila persone sono state uccise a causa degli attacchi israeliani e più di 29mila risultano ferite.

Secondo il Programma alimentare mondiale, gli abitanti della Striscia rischiano di morire di fame da un momento all'altro. La mancanza di carburante ha comportato lo stop dei 130 panifici della Striscia e dei 1.129 camion che sono entrati a Gaza, attraverso il valico di Rafah, solo 447 trasportavano scorte di cibo. Una quantità in grado di soddisfare solo il 7% del fabbisogno giornaliero dell'intera popolazione.

Su X, il Programma alimentare mondiale ha annunciato che il 16 novembre anche l'ultimo panificio convenzionato è stato chiuso, a causa della mancanza di carburante. 
Proprio la fine delle scorte di carburante, che al momento impedisce le comunicazioni, potrebbe impedire di documentare eventuali crimini di guerra commessi all'interno della Striscia. 

Al momento solo nove delle 35 strutture ospedaliere di Gaza sarebbero parzialmente funzionanti. Più di 60 ambulanze sono state colpite, di cui 55 danneggiate e fuori uso. 
Più del 58% - circa 276.000 - degli edifici residenziali di Gaza sono stati distrutti dai bombardamenti. Oltre un milione di persone residenti nella Striscia risulta sfollato, la maggior parte sono state dislocate verso sud. Il capo dell'Unrwa, Philippe Lazzarini, ha dichiarato che "Nelle ultime settimane abbiamo assistito al più grande dislocamento dei palestinesi dal 1948", l'anno della Nabka.

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