L'Islanda attende l'eruzione. La corsa degli sfollati per recuperare animali e oggetti di valore

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Di Michela Morsa
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La cittadina di Grandivik è stata evacuata sabato a causa dell'intensa attività sismica che preannuncerebbe l'eruzione del vulcano Fagradalsfjall

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In attesa di quella che ormai sembra un'eruzione vulcanica certa e potenzialmente devastante, lunedì ai residenti del villaggio islandese di Grindavik è stato concesso di tornare per pochi minuti nelle loro case per raccogliere oggetti di valore e di prima necessità. 

La cittadina, che conta 4mila abitanti a 40 km a sud ovest di Reykjavik, è stata evacuata all'inizio di sabato a causa della forte attività sismica che ha fatto registrare centinaia di scosse preannunciando, secondo gli esperti, l'eruzione di uno dei 33 sistemi vulcanici attivi dell'isola.

A causare i terremoti sarebbe lo spostamento del magma, che secondo il South Iceland volcanology and natural hazards group è già penetrato sotto la città, che teme venga rasa completamente al suolo. Il capo della protezione civile e della gestione delle emergenze islandese, Vidir Reynisson, ha dichiarato sabato che c'è una fessura di "circa 15 chilometri", lungo i quali potrebbe verificarsi un'eruzione "ovunque". 

Una triste processione

Dopo lunghe ore di attesa nelle loro auto agli sfollati è stato permesso di accedere alle loro case, alla presenza di numerosi agenti di polizia e della protezione civile islandese. "Non più di due persone per veicolo e chiediamo a tutti di rimanere il più breve tempo possibile", hanno avvertito le autorità della protezione civile in un comunicato stampa. 

Per alcuni si è trattato di una corsa veloce per salvare gli animali domestici o controllare gli animali della fattoria, per altri è stata l'occasione per recuperare oggetti di valore sentimentale. Al ritorno, le auto erano piene di mobili, decorazioni, animali domestici e persino una pecora.

Domenica le autorità islandesi avevano già autorizzato alcuni residenti a recarsi sotto scorta per cinque minuti per raccogliere alcuni effetti personali. Nessuno sa se potrà mai tornare nella sua casa. 

"Siamo un po' disperati, un po' intorpiditi e tristi, in effetti. Se si pensa al tempo e all'energia che abbiamo impiegato per costruire la nostra casa, è triste", ha dichiarato Hans Wierer, un residente di Grindavik. 

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