La piccola città portuale di Grindavik è stata evacuata dieci giorni fa e si prevede che i circa 4.000 residenti potranno eventualmente tornare non prima di qualche settimana
In Islanda, enormi crepe si aprono sul terreno a Grindavik, mentre le autorità si preparano ad una potenziale eruzione vulcanica a sud-ovest di Reykjavik.
I circa 4.000 residenti di Grindavik, porto di pescatori a circa 40 chilometri dalla capitale, sono stati evacuati l'11 novembre, dopo che lo spostamento del magma sotto la crosta terrestre ha causato centinaia di terremoti, un avvertimento di una probabile eruzione di lava.
"Nessuno avrà un Natale normale a Grindavik - afferma Víðir Reynisson, direttore generale della Protezione civile, quindi ci aspettiamo che le persone vogliano portare via più cose".
"Le barriere che stiamo costruendo intorno alla centrale - dice invece Benedikt G. Ófeigsson, coordinatore del Gabinetto di Meteorologia islandese - stanno andando abbastanza bene, in questo siamo un po' in anticipo rispetto al previsto".
Dall'atto dell'evacuazione, migliaia di piccole scosse hanno investito l'area lungo la penisola di Reykjanes, con diverse case e altre strutture che hanno subito gravi danni.
"Nessun altro villaggio islandese è meglio preparato per i vulcani e altri disastri naturali, ha detto la premier, Katrin Jakobsdottir - abbiamo una lunga esperienza nella gestione delle eruzioni vulcaniche.
Sappiamo che non è necessariamente una decisione saggia costruire, ad esempio, meccanismi di difesa quando si ha una così grande incertezza su dove possa verificarsi un'eruzione".