Da Vienna a Berlino passando per Roma: i militanti per il clima tornano in piazza per chiedere ai governi misure urgenti contro il cambiamento climatico
Una nuova protesta contro il ''negazionismo dei governi''.
Tornano in piazza gli attivisti per il clima del Fridays for Future.
A Vienna gli organizzatori del 14esimo sciopero climatico hanno dichiarato di aver coinvolto 20.000 partecipanti.
I manifestanti hanno esposto cartelli che chiedevano un aumento delle tasse sulle emissioni di CO2 e la fine del consumo di carne.
La marcia si è fermata davanti al Parlamento.
A Roma erano solo quattro attivisti per il clima riuniti davanti al Colosseo, maa non per questo meno motivati.
Alessio Petronelli, portavoce dell'associazione italiana Rinascimento Green, ribadisce le priorità: "Vogliamo chiedere al governo italiano e ai leader internazionali di fermare tutti i nuovi investimenti nei combustibili fossili, che sono la prima causa del cambiamento climatico. Quest'estate l'Italia è stata divisa in due, tra incendi devastanti e terribili alluvioni".
Sono centinaia le proteste globali programmate in 54 Paesi.
All'Aia un cannone ad acqua ha spento le proteste dei militanti di Extinction Rebellion, che hanno bloccato una strada ad alta circolazione.
A New York i manifestanti promuovono a una marcia per chiedere lo stop dei combustibili fossili mentre i leader mondiali si riuniscono per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
La scorsa settimana, l'Onu ha avvertito che i Paesi sono ben lontani dal limitare il riscaldamento, come concordato nel 2015 a Parigi, e fermare i peggiori effetti del cambiamento climatico.
Nel tweet: "#OzoneDay ci ricorda che ascoltando la scienza e abbracciando l'azione multilaterale, possiamo affrontare la crisi climatica e guarire il nostro pianeta".
Secondo l'analisi del FMI, l'anno scorso i governi hanno speso la cifra record di 7.000 miliardi di dollari per i sussidi alla filiera dei combustibili fossili.