Corrono al rifugio, ma è chiuso: tre morti sotto i bombardamenti a Kiev

Bambini a Kiev (maggio 2023)
Bambini a Kiev (maggio 2023) Diritti d'autore Foto tomada el 27 de marzo por Efrem Lukatsky (AP).
Diritti d'autore Foto tomada el 27 de marzo por Efrem Lukatsky (AP).
Di Alberto De FilippisNicolò Arpinati
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Nella notte, tre persone sono morte sotto i colpi dell'artiglieria russa: stavano cercando di raggiungere un rifugio. Tra loro, anche una bimba

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Tre persone sono morte a causa dei bombardamenti su Kiev: tra di loro anche una bambina di nove anni. Secondo la ricostruzione delle autorità ucraine, le vittime si erano recate nel più vicino rifugio, quando hanno sentito le sirene della contraerea, ma lo hanno trovato chiuso. Si sta indagando sul perché.

La tragedia è avvenuta nel distretto di Desnianskyi, nei pressi dell’ospedale locale. Il sindaco della capitale, Vitalii Klitschko, ha dichiarato che “il frammento di un missile è caduto vicino all'ingresso della struttura medica quattro minuti dopo l'annuncio dell'allarme aereo”.

Klitschko ha poi aggiunto che “le forze dell'ordine stanno svolgendo azioni investigative nella clinica” e che sono in corso gli accertamenti per capire se “il rifugio fosse aperto”. Nel distretto di Desnianskyi, situato nel nord-est della capitale ucraina, sono state colpite anche tre scuole, un asilo, delle case e una stazione di polizia”.

I bambini prime vittime della guerra

La notizia della morte della bimba di nove anni arriva proprio nella Giornata dei bambini: in un discorso al riguardo, il presidente ucraino ha ricordato che almeno 483 minori sono morti in guerra e che più di 19.500 sono stati deportati in Russia e Bielorussia.

Numeri apparsi nel report “Un pesante tributo: l’impatto di un anno di guerra sui bambini in Ucraina”, pubblicato dalla ong Save the Children lo scorso 20 febbraio.

Il rapporto, infatti, stima che, a causa del conflitto, quattro bambini vengano gravemente feriti o uccisi ogni giorno. Dallo scoppio delle ostilità, inoltre, risulta che almeno 17,7 milioni di persone necessitino di assistenza umanitaria; di queste, 4,1 milioni sono bambini.

Ma la guerra inficia anche le possibilità di accedere all’istruzione: quasi una scuola su cinque è stata colpita dai bombardamenti e più di 40611 interamente distrutte.

Zelensky ha affermato che è sbagliato dire che i bambini "sono morti a causa di un conflitto armato" o "sono stati feriti a causa delle ostilità". Per il presidente ucraino è stata la Russia a uccidere questi bambini. E ha ribadito: “La Russia ha paralizzato quasi un altro migliaio di bambini”.

La dichiarazione congiunta di Volodymyr Zelensky e Ursula von der Leyen

Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si sono incontrati a margine del Secondo incontro della Comunità politica europea, in Moldova, e hanno rilasciato una dichiarazione congiunta.

“Ogni bambino ha il diritto di essere libero, protetto e tenuto al sicuro. Tuttavia, la guerra di aggressione della Russia sta privando i bambini ucraini di questi diritti. In primo luogo, condanniamo con veemenza la deportazione illegale e il trasferimento di bambini ucraini, che vanno ad aggiungersi all'elenco dei crimini di guerra della Russia. Chiediamo urgentemente alla Russia di fermare immediatamente queste deportazioni, di porre fine alla pratica delle cosiddette adozioni accelerate e di restituire questi bambini”.

La versione russa

Anche la Russia ha parlato di bambini in quanto vittime del conflitto: le autorità del Cremlino hanno mostrato immagini dell'evacuazione di minori dalla zona verso rifugi lontani dal territorio russo, che di recente ha subito incursioni da parte di presunte milizie russe anti-Putin.

Anche oggi, infatti, il ministero della Difesa russo ha sostenuto di aver sventato, con le proprie truppe, ben tre tentativi di incursione vicino alla città occidentale di Shebekino: negli scontri sarebbero rimasti uccisi ben trenta combattenti, appartenenti alle due formazioni che già una decina di giorni fa avevano rivendicato una incursione.

Anche i diretti interessati, i gruppi Legione libertà e Corpo volontari russi, confermano, nei propri canali Telegram di essere rientrati in territorio sovietico. Negano però di aver subito perdite e assicurano, invece, di stare ancora avanzando.

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