La decisione di Budapest ha provocato una protesta formale da parte di Vienna, che ha scelto di rafforzare la sicurezza lungo il confine condiviso dai due Paesi.
Ora è scontro tra Austria e Ungheria, dopo la decisione di Budapest di rilasciare circa 700 detenuti stranieri, condannati per traffico di esseri umani. Gli ex prigionieri devono lasciare il Paese entro 72 ore.
Secondo la versione ufficiale fornita da Budapest, la misura intende liberare spazio nelle carceri ungheresi.
La decisione di Budapest però ha provocato una protesta formale da parte di Vienna, che ha scelto di rafforzare la sicurezza lungo il confine condiviso dai due Paesi. Il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha annunciato a margine del Consiglio Affari esteri che avrebbe convocato l'ambasciatore ungherese per un "incontro urgente questo pomeriggio".
Vienna si aspetta un "chiarimento immediato e completo dall'Ungheria", ha spiegato il ministro, esprimendo preoccupazione per **la decisione di Budapest che "ha un impatto diretto sulla nostra sicurezza", in quanto "paese confinante".**Non si è fatta attendere la replica del ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó: "L'espulsione di trafficanti stranieri dall'Ungheria non è mirata a nessun paese specifico" ha detto, ribadendo che "la posizione di Budapest sull'immigrazione illegale rimane ferma" e che "saranno mantenute misure rigorose al confine".
La liberazione di centinaia di trafficanti sembra infatti contraddittoria rispetto alla posizione ungherese sui migranti, e in particolare rispetto alla posizione del leader ungherese Viktor Orban, uno strenuo oppositore dell'immigrazione irregolare verso l'Europa.