Benzinai, sciopero di 48 ore. I gestori contestano il decreto del Governo che prevede l'obbligo per le stazioni di servizio di indicare il prezzo medio nazionale del carburante accanto ai propri prezzi
A nulla è servito l'ultimo tentativo di mediazione del Ministero delle Imprese e del made in Italy: i benzinai confermano lo sciopero di 48 ore sino al 26 gennaio.
I gestori contestano il decreto del Governo che prevede l'obbligo per le stazioni di servizio di indicare il prezzo medio nazionale di benzina e gasolio accanto ai propri prezzi.
Secondo le associazioni di categoria, si tratta di una campagna diffamatoria che mira a distogliere l'attenzione dagli inefficaci provvedimenti del governo.
Con la pubblicità dei prezzi, l'obiettivo dichiarato dall'esecutivo è quello di fermare gli aumenti speculativi, con multe per chi non si adegua.
Secondo i gestori, più che alle speculazioni gli aumenti sono riconducibili all'eliminazione dello sconto sulle accise che era stato deciso dal governo di Mario Draghi.
La mobilitazione è stata indetta dalle tre sigle di categoria, Faib, Fegica e Figisc/Anisa, che rappresentano circa il 70% dei 22mila distributori attivi in tutta Italia.
La presidenza nazionale Faib Confesercenti, riunita d'urgenza, ha deciso di ridurre a un solo giorno la mobilitazione. Spiega Faib, "ci sembra un risultato importante la significativa riduzione delle sanzioni, la razionalizzazione della cartellonistica sugli impianti, la rapida convocazione di un tavolo di filiera per affrontare gli annosi problemi del settore, a partire dall'illegalità contrattuale e dal taglio dei costi per le transazioni elettroniche".