Amnesty sui trasferimenti dei civili in Ucraina: "Un possibile crimine di guerra"

Guerra in Ucraina: civili trasferiti
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Famiglie divise, bambini separati dai genitori e adottati da famiglie russe: la fotografia di Amnesty International sui trasferimenti forzati dei civili ucraini da parte dei russi

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La deportazione e il trasferimento forzato di civili, che risiedono in un territorio occupato, sono vietati dal diritto internazionale umanitario e possono costituire crimini di guerra o crimini contro l'umanità.

Secondo un nuovo rapporto, pubblicato da Amnesty International sul conflitto in Ucraina, la diaspora forzata dei civili ucraini, orchestrata dai russi, è una pratica oramai regolare e un vulnus al diritto. 

Le tragedie familiari

Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International, fotografa la situazione: "Questo rapporto parla di tragedie familiari. Parla di famiglie divise, di bambini separati dai loro genitori, di padri allontanati. Parla di mogli che perdono i loro mariti. Questo rapporto descrive il trasferimento forzato, la deportazione forzata di ucraini nei territori controllati dalla Russia, nella Russia stessa: una situazione che, a nostro avviso, secondo le ricerche di Amnesty, equivale a un crimine di guerra e a un probabile crimine contro l'umanità".

Bambini separati dai loro genitori

"Lasciate che vi racconti la storia di un bambino di 11 anni che, partendo da un luogo vicino a Mariupol, ha raggiunto con la famiglia un'altra zona, accampandosi lì. Si è separato momentaneamente dalla madre. Non l'ha più vista. È stato portato a Donetsk, nei territori controllati dai russi. Ancora oggi non sa cosa sia successo a sua madre".

"Nel rapporto abbiamo anche evidenziato il fatto che la Russia ha accelerato il processo per la cittadinanza in modo che i bambini ucraini potessero essere adottati da famiglie russe. Anche questa è una violazione del diritto internazionale".

Amnesty chiede alla Corte penale internazionale di condurre un'indagine approfondita e rapida sui trasferimenti di civili in corso.

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